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Chiude l’Antico Cantinone: una serranda abbassata, un’insegna che lentamente si scolora, un altro pezzo di storia teramana che se ne va, portando con sé oltre un secolo di facce, di parole, di vicoli, di ricordi. D’altronde, in una città da tempo scivolata nell’oblio e in una abulia quasi sepolcrale, non è una novità. La politica teramana tutta, il “Palazzo”, ha da tempo fatto buon viso a cattivo gioco: un po’ per incapacità e un po’ per abitudine è ormai assuefatta a questo film, come ci si abitua ad uno spot pubblicitario. Il Sindaco nega addirittura l’evidenza sciorinando dati e cifre del tutto insignificanti: vecchia tecnica che non nasconde un totale vuoto di proposte ed azioni concrete. Ma allora, come si esce da questa crisi? Ai teramani, che si sono mostrati incapaci di scrollarsi di dosso questa politica fallimentare, noi rispondiamo che si può arrivare dovunque, a patto di avere un orizzonte e delle idee su cui camminare. E l’orizzonte di Teramo si chiama senza dubbio cultura, si chiama ambiente, si chiama turismo ed enogastronomia. La prima idea che proponiamo è “sinergia”: uno scambio tra commercianti, imprenditori ed istituzioni comunali che garantisca alla città i finanziamenti privati necessari per valorizzare le proprie bellezze, organizzare eventi, migliorare i servizi e che assicuri nel contempo agli operatori privati che contribuiscono, un ritorno in termini di abbattimento delle aliquote fiscali, agevolazioni nei tempi ed anche l’indotto derivante da una città che torna a vivere. Lo scrivono i rappresentanti dell'Assemblea di Teramo 5 Stelle. Fare rete tra realtà locali, nazionali ed europee per aumentare il livello di progettualità del Comune, oggi insignificante sul piano comunitario, si può. E poi, fuori le auto dal centro storico! I tanto agognati nuovi parcheggi non servono a nulla e infatti nel resto del mondo vanno scomparendo: occorre invece rendere belli e vivibili strade e vicoli. Restituire Piazza Dante alla vita che oggi gli è negata in modo miope, è una priorità! Così come lo è restituire alla città una vera vocazione culturale, abbandonando lo squallido quanto costante rituale da sagra paesana fatto di porchetta ed eventi sportivi. Ricordiamoci ogni tanto che i cittadini, oltre a lu fisic’, hanno un cervello che va alimentato! Se la vicina Ascoli Piceno ospita Franco Battiato mentre Teramo non va oltre i Morselli e Belli di turno, significa che la cultura, che altrove costituisce un importante volano economico e turistico, da queste parti è un optional? E se di gastronomia dobbiamo parlare, facciamolo seriamente e guardando un po’ più lontano: abbiamo a Teramo l’Istituto Zooprofilattico, che è una eccellenza mondiale nel campo della sicurezza degli alimenti; abbiamo una Università potenzialmente in grado di fornire alta formazione sull’argomento. Mettiamoli intorno ad un tavolo ed immaginiamo un progetto di valorizzazione dei nostri alimenti e del nostro cibo, un vero marchio di qualità certificato da promuovere e vendere anche all’estero. E il Castello della Monica, tornato nell’ombra come un grigio fantasma, dopo le solite promesse (leggi menzogne) pre-elettorali? Chiediamo ai cittadini di adottarlo come si fa per un giovane gravemente malato. Da una città in cui ogni abitante dilapida duemila euro al mese davanti alle slot machine è lecito pretendere un piccolo sacrificio, un tributo alla propria storia ed alla propria dignità. Teramo non è finita, non ancora! Ma ogni percorso di rinascita ha bisogno di solide radici. Da domani torneremo a dare il nostro piccolo contributo per ricostruirle, come sempre fuori dal Palazzo, come sempre tra i cittadini.