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d'ignazio "La chiusura del punto nascita dell'ospedale San Liberatore di Atri- come ho già più volte ribadito negli ultimi mesi- rappresenta una scelta irrazionale ed irresponsabile, esprimo questa considerazione non soltanto in qualità di esponente politico che in Consiglio regionale ha appoggiato una risoluzione per contrastarla, ma anche come cittadino che ascolta con attenzione  le voci di protesta e di malcontento del suo territorio per cui questa struttura è di vitale rilevanza". Lo dichiara in una nota il Consigliere segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale Giorgio D'Ignazio (Ncd). "Mi riferisco alle voci delle mamme che vi hanno partorito negli ultimi mesi e che ora hanno deciso di organizzare una marcia pacifica per difenderlo- spiega D'Ignazio. Chi meglio di loro può testimoniare l'efficienza e la professionalità dei servizi offerti dal punto nascita dove hanno scelto di dare alla luce il propri figli? Alle voci dei 15 mila cittadini che hanno aderito alla raccolta firme del comitato "Il San Liberatore non si tocca", pareri importanti che non possono restare inascoltati- spiega il Consigliere. Garantire la salute ed il benessere dei cittadini dev'essere la priorità per chi- come me- è attivamente impegnato in politica e farsi guidare da una logica di responsabilità significa cercare una mediazione tra la razionalizzazione dei costi- necessaria per portare l'Abruzzo fuori dal commissariamento- e l'ascolto delle esigenze dei singoli territori, tenendo quindi in considerazione la rilevanza di una struttura come il punto nascita del San Liberatore e l'utilità sociale dei servizi che eroga ad un ampio bacino di utenti- prosegue il Consigliere. Se è vero che la valutazione complessiva di questa scelta non può prescindere da un ragionamento numerico, allora sono proprio i dati del 2014 ad indicare che il punto nascita del San Liberatore ha superato la soglia minima dei 500 parti e quindi a smentire una delle condizioni principali per giustificarne la chiusura. Privare i cittadini di questa struttura sarebbe quindi una decisione poco sensata e lungimirante, che andrebbe senza dubbio ad incidere sugli equilibri dell'intero sistema sanitario regionale", conclude D'Ignazio.