In Abruzzo si riaccende la polemica politica sul settore agricolo-zootecnico. Al centro del dibattito, l’aumento vertiginoso della tassa sulla transumanza, l’antica pratica del trasferimento stagionale del bestiame, oggi riconosciuta anche come patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’UNESCO.
“La tassa per il rilascio dell’autorizzazione sanitaria, che in passato si aggirava intorno ai 25 euro, è stata portata quest’anno a 80 euro per chi possiede più di 500 capi di bestiame” denuncia il consigliere regionale e vice capogruppo del Partito Democratico, Dino Pepe. “Un aumento del 220% che pesa fortemente sulle spalle degli allevatori abruzzesi”.
L’ex assessore all’Agricoltura non usa mezzi termini: “Il centrodestra pensa di risanare i debiti della sanità tartassando i cittadini. Dopo l’aumento dell’IRPEF, questo è solo l’ennesimo segnale di una strategia miope e dannosa”.
Secondo Pepe, la misura non solo penalizza economicamente i pastori, ma mette a rischio un intero comparto economico già in difficoltà: “La transumanza non è solo una tradizione, ma una risorsa viva per il territorio. La giunta dovrebbe valorizzarla, non ostacolarla con nuove tasse. Al contrario, assistiamo a un immobilismo totale quando si tratta di fondi, ristori e interventi concreti per sostenere il settore”.
La denuncia arriva in un momento delicato per l’agricoltura abruzzese, alle prese con crisi di mercato, cambiamenti climatici e ritardi burocratici. Per Pepe, è urgente “una radicale inversione di marcia per salvaguardare un patrimonio storico, culturale ed economico che rischia di scomparire sotto il peso delle scelte sbagliate”.
Al momento dalla giunta regionale non sono arrivate repliche ufficiali.