La macchina politica regionale si prepara a una possibile riorganizzazione dell’esecutivo entro la fine dell’anno. Sul tavolo c’è l’allargamento della giunta da sei a otto componenti, previsto dalla recente norma nazionale che consente un incremento degli assessorati senza incidere sui costi complessivi.
GLI SCENARI
A spingere in questa direzione sono, da un lato, le ambizioni personali di chi punta a un ruolo di primo piano, dall’altro le rivendicazioni dei partiti che chiedono un riequilibrio sulla base dei risultati elettorali della scorsa primavera. Fratelli d’Italia, che con otto consiglieri resta la forza trainante, guida la maggioranza con tre assessorati oltre al presidente; Forza Italia può contare su un solo rappresentante in giunta, così come la Lega, mentre Noi Moderati e la lista civica del governatore hanno un ruolo di supporto. Domani a Teramo, nel corso di un incontro di maggioranza alla Corte dei Tini a Villa Vomano, si inizierà a discutere del calendario politico d’autunno e, inevitabilmente, del nodo giunta.
I FAVORITI
In pole position ci sono due figure: l’attuale sottosegretario Daniele D’Amario, la cui promozione ad assessore aprirebbe spazio in Consiglio al ritorno di Mauro Febbo, e la vicepresidente del Consiglio regionale Marianna Scoccia, espressione di Noi Moderati, partito che più di altri ha spinto per la riforma sugli incarichi. Dentro Forza Italia, però, non mancano i malumori: accanto a Febbo scalpita Gabriele Astolfi, già primo dei non eletti nel collegio teramano, pronto a subentrare qualora fosse promosso in giunta Emiliano Di Matteo. Per la Lega, ridimensionata dal voto con soli due seggi, si valuta una compensazione politica: al capogruppo Vincenzo D’Incecco potrebbe essere destinato il sottosegretariato, soprattutto se la giunta restasse blindata su altri fronti.
GLI ESCLUSI ECCELLENTI
Il partito di maggioranza relativa, Fratelli d’Italia, potrebbe però non restare a guardare. In lizza ci sono nomi come l’ex assessore Nicola Campitelli. Nel caso prevalesse un criterio territoriale, possibilità anche per Luca De Renzis, che darebbe così voce alla provincia di Pescara, oggi priva di rappresentanti in giunta. In ogni scenario, l’allargamento comporterà inevitabilmente un effetto domino: nuovi ingressi in aula da parte dei primi dei non eletti, incastri tra correnti e territori, e la necessità di contemperare aspirazioni personali e vincoli di legge.
LA PARTITA
La domanda di fondo resta aperta: prevarrà la spinta di chi vuole entrare o la resistenza di chi dovrà rinunciare a parte dei benefici dell’attuale assetto? Con l’autunno alle porte e un’agenda politica densa, la partita degli assessorati rischia di diventare il vero banco di prova degli equilibri della coalizione.