Teramo saluta la mostra/reportage "I grant you refuge", ma l'obiettivo resta fisso su Gaza. Una cerimonia di chiusura intensa quanto il racconto fotografico esposto sulle pareti dell'Arca, quella che si è svolta questa sera in Largo San Matteo davanti al pubblico denso di una comunità compatta, per dissentire con eleganza culturale contro la ripugnante crudeltà che si sta consumando in Medio Oriente. Da Ravenna, dove la rassegna ha preso piede, il ritratto di una tragedia mondiale che in Teramo ha trovato il suo primo rifugio continuerà da domani il suo viaggio di testimonianza diretta verso nuove realtà italiane per rivelare la faccia orribile del conflitto israelo-palestinese. Nel palinsesto ricco di interventi ed ospiti, il saluto del primo cittadino Gianguido D'Alberto, che dal palco esorta all'umanità smarrita dei Governi, complici dello scempio che sta sconvolgendo gli equilibri mondiali, ha aperto il collegamento con Tony La Piccirella, in diretta dalla Global Sumud Flotilla. "Dalla Tunisia stiamo aspettando per coordinarci con le altre flotte e tracciare una strategia di sbarco a Gaza" informa il giovane attivista. Il sostegno verso questa impresa di pace arriva fortissimo da tutto il mondo in molte forme, e anche Teramo attraverso Martina Paesani ha raggiunto la Striscia portando i suoi aiuti umanitari con Medici senza frontiere.
"Mostre simili" dichiara raccontando stralci della sua ultima missione "servono a condividere la consapevolezza che per porgere una mano, garantire un rifigio non è necessario entrare nel circo degli orrori; piuttosto la dignità e la solidarietà a una popolazione in sterminio dovrebbero essere valori universali da riconoscere e proteggere da qualsiasi posto nel mondo." Al cospetto della statua dell'affezionato cantautore teramano, gli intermezzi musicali dei Mikorizo hanno contribuito a rappresentare e calare il pubblico nell'incubo del quadro palestinese, alitando peró un leggero soffio di speranza. L'iniziativa si è posta come un ulteriore momento di riflessione e confronto sulle condizioni di vita sempre più drammatiche della popolazione civile a Gaza, grazie anche alla presenza di Shadi-Al Tabatiby, uno dei sei fotoreporter a cui si devono alcuni dei toccanti scatti curati da Paolo Patruno.
Eugenia Di Giandomenico