Il voto marchigiano consegna al centrodestra una vittoria più larga del previsto. Francesco Acquaroli (FdI) si conferma governatore con il 52,32%, staccando di quasi otto punti Matteo Ricci (Pd), fermo al 44,55%. La competizione, a lungo presentata come incerta, si chiude dunque con un margine netto. Il dato di lista evidenzia lo spostamento degli equilibri interni alla coalizione. Fratelli d’Italia consolida la propria centralità attestandosi al 28%, in crescita rispetto alle politiche e ampiamente sopra il risultato del 2020. Forza Italia si colloca all’8,5%, con un rendimento stabile, mentre la Lega scende al 7,2%, in caduta rispetto al 22% raggiunto cinque anni fa. L’alleanza di governo, pur sbilanciata verso FdI, mostra complessivamente una capacità competitiva che supera la somma aritmetica delle liste. Sul fronte progressista, il Pd rimane la forza principale ma arretra dal 25,11% al 23,1%. Il M5S non sfonda e si limita al 5,18%, confermando un ruolo marginale e senza capacità di traino. La promessa di “campo largo” non si traduce in valore aggiunto elettorale: la coalizione si ferma al 44,55%, lo stesso perimetro del 2020, ma senza guadagnare consensi nuovi. Decisivo il dato sull’affluenza: 50,1%, dieci punti in meno rispetto alle regionali precedenti (60,1%). La mancata mobilitazione incide soprattutto sul centrosinistra, che non intercetta la protesta sociale e si arena sotto la soglia della competitività.
A livello nazionale, il voto conferma tre tendenze:
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Consolidamento di FdI come partito egemone della coalizione di governo.
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Contrazione della Lega, che perde consenso sia nelle Marche sia in Valle d’Aosta, riducendo il proprio peso negoziale.
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Stasi del centrosinistra, incapace di allargare la base elettorale nonostante l’unità formale.
Il quadro che si delinea in vista delle prossime regionali (Calabria, Veneto, Toscana, Puglia e Campania) è quello di un sostanziale equilibrio: il centrodestra può contare su Veneto e Calabria, il centrosinistra su Toscana e Puglia, con la Campania affidata al M5S. Uno scenario 3 a 3 che rinvia alla prossima scadenza politica rilevante, il referendum sulla giustizia in primavera.
Elisabetta Di Carlo