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Negli ultimi anni, la narrazione dell’amministrazione Costantini ha un refrain preciso: il turismo a Giulianova sarebbe “esploso” sotto la sua guida, grazie a una gestione illuminata e a un’offerta mai così attrattiva. Ma basta leggere i dati — quelli veri, gli ISTAT — per accorgersi che la realtà è meno spettacolare e molto più radicata nel tempo.

Secondo l’analisi elaborata da Evoluzione Sostenibile, il turismo giuliese non è affatto un’invenzione recente, ma un fenomeno con solide radici e risultati che, in diversi momenti, sono stati anche migliori di quelli attuali.
Nel 2024, Giulianova si è piazzata al 160° posto nella classifica nazionale delle località turistiche; tra il 2011 e il 2014 stava tra il 130° e il 140°. Ma il dato più rivelatore è un altro: il rapporto tra presenze e capacità ricettiva — cioè quante notti vengono trascorse in media per ogni posto letto disponibile — è in calo.

Nel 2012, con 565.541 presenze e 6.672 posti letto, ogni posto letto “lavorava” per quasi 85 presenze l’anno.
Nel 2024, con 550.018 presenze e 7.149 posti letto, il valore è sceso a 77.
Un calo del 9,4%. Non un dettaglio, ma un segnale: Giulianova non cresce, ristagna.

Il punto non è tanto il numero assoluto di presenze — in parte risalito dopo il Covid — quanto la qualità della crescita. Oggi il Comune dispone di risorse mai viste: nel 2024 l’imposta di soggiorno (introdotta nel 2017) ha garantito 540.000 euro da reinvestire nel turismo. Eppure, i risultati non sembrano proporzionati.

Anzi, i quasi 700.000 euro l’anno spesi per eventi e manifestazioni appaiono più come un fuoco d’artificio contabile che come una strategia. Da inizio 2022, oltre 325.000 euro sono andati a finanziare eventi a pagamento gestiti da privati. Nel frattempo, restano indietro manutenzione del verde, valorizzazione del centro storico e iniziative davvero condivise con i commercianti locali.

Il turismo, insomma, a Giulianova c’è sempre stato.
Non serve “inventarlo” né raccontarlo come una scoperta dell’era Costantini. Servono visione, continuità e coraggio di investire dove si costruisce futuro, non solo consenso.

Perché le radici del turismo giuliese sono profonde.
Quello che oggi manca è solo la volontà — e forse la capacità — di farlo crescere, non di raccontarlo.