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Dopo anni di annunci e promesse, arriva la doccia fredda sul futuro del nuovo ospedale di Teramo. A meno di un anno dalla pomposa conferenza stampa in cui i vertici regionali e della ASL avevano presentato con entusiasmo il progetto del nuovo nosocomio a Villa Mosca – completo di studio di fattibilità e cronoprogramma – il presidente Gatti ha svelato la realtà: il nuovo ospedale si farà solo a moduli, quattro per la precisione, costruiti in tempi diversi e con intervalli ancora indefiniti.

Il motivo? La mancanza di risorse economiche. I circa 280 milioni di euro necessari, che un anno fa venivano dati per certi, oggi non ci sono più. Al momento sono disponibili soltanto 81 milioni di euro, dopo una decurtazione di circa 40 milioni che la Regione ha destinato a interventi urgenti su altre strutture sanitarie, peraltro non teramane.
Una situazione che, secondo Italia Viva, rappresenta una vera e propria beffa per la comunità provinciale.

“SERVE RIPARTIRE DA UNA SCELTA PIÙ RAZIONALE DEL SITO”

“Non è forse il caso di azzerare tutto e ripartire da una scelta più razionale del sito?”, si chiede il coordinamento provinciale di Italia Viva.
Ha ancora senso insistere su Villa Mosca, una localizzazione “oggettivamente problematica, se non addirittura sbagliata”?
La costruzione a moduli, secondo il partito di Elvezio Zunica, rischia di aggravare le criticità logistiche e funzionali già note.

E un interrogativo tecnico non da poco emerge: come verranno utilizzati i singoli moduli?
“Se si decidesse di spostare, ad esempio, il blocco operatorio – osserva Italia Viva – come verrebbero garantiti i collegamenti con Pronto Soccorso, Radiologia o Terapia Intensiva del Mazzini? Si prevedono tunnel, passerelle o strutture provvisorie? Tutto questo rischia di trasformarsi in un pasticcio destinato a durare anni, se non decenni.”

“UN MODELLO MODERNO È POSSIBILE”

Per Italia Viva, dunque, è il momento di rimettere la palla al centro e ripartire da un’idea più moderna e concreta: quella originariamente elaborata dal dottor Fagnano, che prevedeva la realizzazione di due ospedali per acuti, con il nuovo complesso – gli Ospedali Riuniti di Teramo – collocato in un sito più funzionale come Piano d’Accio, comunque all’interno del territorio del capoluogo.

Inoltre, il partito propone di valutare una diversa modalità di finanziamento, coinvolgendo il settore privato attraverso la finanza di progetto (project financing).
Un modello già sperimentato con successo in regioni come Veneto, Emilia-Romagna e Toscana, ai vertici nazionali per qualità dell’assistenza sanitaria.

“Italia Viva non mette in discussione il carattere pubblico della sanità – chiarisce Zunica – ma ritiene che questo non escluda la partecipazione dei privati nella realizzazione delle infrastrutture. Gran parte dei servizi ospedalieri, del resto, è già affidata a imprese private. Il problema non è ideologico, ma pratico: servono strumenti efficienti per dare risposte ai cittadini.”

“SERVE UNA STAGIONE NUOVA PER LA SANITÀ TERAMANA”

Per Zunica, la vera causa del blocco è la divisione politica: “Troppo spesso la politica si nasconde dietro calcoli elettorali, invece di ragionare con responsabilità e visione. Serve una stagione nuova, in cui si discuta insieme, con competenza e serietà, del futuro della sanità teramana.”

“Italia Viva – conclude – è pronta a fare la propria parte, convinta che il primo dovere della politica sia quello di stare dalla parte dei cittadini.”