Alla base della nuova pista ciclovia di Teramo c’è uno studio commissionato a una società di Torino che, secondo quanto emerso, non avrebbe mai effettuato sopralluoghi sul territorio. Eppure, proprio da quell’indagine sarebbero derivate le principali stime utilizzate per giustificare l’investimento: 1.457 persone che, secondo il rapporto, già oggi si muoverebbero abitualmente in bicicletta per le vie di Teramo. A rivelare i dettagli di quella che rischia di diventare una delle vicende più controverse dell’amministrazione comunale è il consigliere Franco Fracassa, che in un’intervista accusa apertamente:
“Abbiamo scoperto che i numeri alla base del progetto non corrispondono alla realtà. Si parla di una città popolata da ciclisti che, semplicemente, non esistono”.
Secondo quanto ricostruito da Fracassa, la società incaricata avrebbe elaborato le proprie stime senza alcuna verifica diretta, basandosi su proiezioni statistiche nazionali adattate a Teramo “per similitudine territoriale”. In altre parole, un calcolo teorico, non una fotografia reale della mobilità cittadina. Il consigliere sottolinea anche che, sulla base di questi dati, il Comune avrebbe presentato il progetto per ottenere finanziamenti pubblici, ritenendo la nuova pista ciclabile un tassello strategico della mobilità sostenibile locale.
“È un paradosso — aggiunge Fracassa —: si costruisce una ciclovia per rispondere a una domanda che non esiste, mentre la città continua ad avere problemi veri come il traffico, i parcheggi e il trasporto pubblico”.
La vicenda apre interrogativi non solo sulla qualità degli studi preliminari che guidano la pianificazione urbana, ma anche sul controllo dell’attendibilità dei dati da parte dell’amministrazione. Ora Fracassa annuncia di voler portare la questione in Consiglio comunale e chiedere trasparenza sui criteri di affidamento dell’incarico e sull’effettiva utilità del progetto.
“Non siamo contro la mobilità sostenibile — precisa — ma contro le scelte fatte senza conoscere la realtà del territorio”.

