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Il gruppo comunale di Teramo di Azione, attraverso l'avvocato Simona Mazzilli, accende i riflettori su un’espressione utilizzata dalla maggioranza e che, a loro dire, necessita di urgentissime spiegazioni: “mettere in sicurezza i documenti della città”.

Una formula che, secondo Mazzilli, lascia aperte troppe domande:
– Da cosa andrebbero messi in sicurezza questi documenti?
– Da chi?
– E soprattutto: perché parlarne proprio ora?

Per Azione, il punto non è soltanto linguistico, ma politico. «Quando si parla di mettere in sicurezza gli atti di un Comune – osserva Mazzilli – bisogna essere estremamente chiari. Un’espressione del genere può evocare scenari che vanno dal semplice riordino amministrativo fino all’idea che ci sia qualcuno, magari interno alla stessa maggioranza, da cui tutelarsi. Il sindaco deve spiegare esattamente cosa intenda».

Il gruppo di opposizione chiede dunque un chiarimento ufficiale, ritenendo che su temi così delicati non vi sia spazio per ambiguità: «I documenti pubblici sono già regolati da norme precise in materia di trasparenza, conservazione e accesso. Se il sindaco parla di sicurezza, deve anche dire quale rischio sta evocando. Diversamente, si alimentano solo sospetti e tensioni che la città non merita».

Azione annuncia che porterà la questione in aula nella prossima seduta consiliare, chiedendo che il primo cittadino definisca con precisione il significato dell’espressione e le eventuali misure che l’amministrazione intende adottare. «Nessuno vuole fare processi alle intenzioni – conclude Mazzilli – ma quando si parla di documenti pubblici, la limpidezza non è un’opzione: è un dovere».PHOTO-2025-12-01-10-49-45.jpg