

L’Aquila si prepara al 2026 come a un anno storico: quello in cui sarà Capitale Italiana della Cultura. Un progetto che non riguarda solo la città, ma un’intera area interna trasformata in laboratorio nazionale di innovazione, conoscenza e rinascita. La parola chiave, come è emerso durante la presentazione ufficiale, è pluralità: multilaterale, multidisciplinare, multiterritoriale. Un racconto collettivo capace di unire comunità, istituzioni, artisti, università e amministrazioni locali.
Alla cerimonia di lancio erano presenti, tra gli altri, il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, il coordinatore scientifico della candidatura Pierluigi Sacco, il direttore Alessandro Crociata, il sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi, il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio e il ministro della Cultura Alessandro Giuli. In sala, numerose autorità civili e religiose, insieme a figure del mondo della cultura come Viola Graziosi, Simona Molinari e Paride Vitale.
Dopo un video introduttivo dedicato alla città, il sindaco Biondi ha tracciato i contorni dell’anno che verrà: oltre 300 giorni di programmazione, 320 ospiti internazionali, 16,5 milioni di euro di investimenti tra budget di candidatura e fondi del programma Restart. “Non solo L’Aquila – ha sottolineato – ma un territorio intero che si muove in coralità. Un territorio-mosaico, custode di comunità policentriche e in continua evoluzione”.

Un laboratorio di rinascita culturale e sociale
Il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio ha evidenziato il valore storico del riconoscimento:
«La ricostruzione culturale è ricostruzione materiale», ha detto. «Il 2026 sarà un’occasione straordinaria per mostrare all’Italia e all’Europa una città che oggi è un laboratorio vivo di rigenerazione culturale e fisica. L’Aquila ha saputo trasformare la propria storia recente in una forza propulsiva, capace di parlare al Paese e al continente con autenticità e coraggio».
Marsilio ha ricordato che la designazione a Capitale Italiana della Cultura premia il percorso lungo e talvolta doloroso vissuto dalla comunità aquilana dopo il terremoto, un percorso sostenuto dalla determinazione dei cittadini e delle istituzioni. «La cultura – ha aggiunto – non è un ornamento, ma un motore decisivo: ricompone il tessuto sociale, restituisce identità e fiducia, genera energie creative ed economiche».
La cultura che ringiovanisce: lo studio del professor Sacco
Il coordinatore scientifico Pierluigi Sacco ha portato un dato sorprendente: «Con la cultura si rimane giovani. Uno studio dimostra che l’esposizione costante alle attività culturali fa tornare indietro di sette anni in termini di età biologica».
Proprio per questo, durante il 2026 sarà avviata una ricerca dedicata alla comunità aquilana per misurare gli effetti biologici e psicologici dell’anno culturale diffuso. «Vogliamo dimostrare scientificamente che la cultura fa davvero bene» ha spiegato Sacco.
Le mostre e i grandi eventi: dal MAXXI a Pazienza
Accanto agli spettacoli, agli eventi musicali e ai festival consolidati, il programma del 2026 proporrà un grande cartellone espositivo. Biondi ha anticipato:
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Una mostra omaggio a Fabio Mauri, artista che insegnò per vent’anni all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, curata da Maurizio Cattelan e Marta Papini.
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Una mostra sull'architettura e l’urbanistica 1930–1960, curata da Mario Centofanti, Raffaele Giannantoni e Andrea Mantovano.
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La performance “School of Narrative Dance” dell’artista Marinella Senatore.
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La performance dell’artista cinese Liu Bolin, il celebre “uomo invisibile”, prodotta da Udentes Consulting.
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Una mostra dedicata ad Andrea Pazienza, in apertura il 5 dicembre al MAXXI L’Aquila, anticipando il programma 2026.
“Saranno mostre che parleranno di partecipazione, memoria e pensiero”, ha spiegato il sindaco.
Alta formazione e contaminazioni: Accademia e Conservatorio al centro
Un capitolo importante è dedicato alle istituzioni di alta formazione artistica dell’Aquila: l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio “Alfredo Casella”.
Per l’Accademia di Belle Arti:
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Il Premio Nazionale delle Arti, con la partecipazione di 25 accademie italiane e circa 500 opere, alcune delle quali resteranno in città.
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Un progetto speciale che coinvolgerà sei prestigiose accademie: Brera, Roma, Napoli, Carrara, Firenze e Ravenna.
«Una contaminazione di linguaggi, stili e territori, per una città che diventa capitale formativa oltre che culturale», ha sottolineato Biondi.
Per il Conservatorio:
La città ospiterà la chiusura del Festival TARS, una rassegna internazionale che ha portato L’Aquila in Cina, Francia e Uzbekistan, in uno scambio culturale di identità e idee.
Un anno che vuole lasciare un segno
Accanto alle novità, resteranno i grandi appuntamenti simbolo della città:
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Premio Gioacchino Volpe
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Festival delle Città del Medioevo
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Premio Borsellino
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Cantieri dell’Immaginario
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Perdonanza Celestiniana
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Festival Jazz per le terre del sisma
“Quello che presentiamo oggi – ha concluso il sindaco – è solo un antipasto. Il 2026 sarà un anno di eventi, certo, ma soprattutto un progetto di lungo periodo: un modello innovativo, scientifico, trasparente e partecipato che possa guidare il futuro dell’Appennino centrale”.

