La cornice della nuova legge elettorale, sulla quale sta ragionando il centrodestra, prende forma giorno dopo giorno. L’ipotesi prevalente nelle trattative interne è quella di un sistema proporzionale puro, con collegi plurinominali allargati, abbandonando del tutto gli uninominali Secondo varie fonti, l’obiettivo della maggioranza sarebbe quello di arrivare a un testo condiviso entro gennaio, subito dopo la conclusione della festa di Atreju. Nel frattempo, una serie di simulazioni tecniche accompagna il confronto politico tra le forze della coalizione. Uno dei nodi principali riguarda la soglia di sbarramento, orientata al 3%. Resta invece ancora aperta la discussione sul premio di maggioranza: l’ipotesi di partenza fisserebbe la soglia al 40% dei voti per far scattare il premio, ma non tutti nella maggioranza si dicono convinti di questa soluzione. Sul tavolo circola anche la cosiddetta “norma del miglior perdente”, che consentirebbe di ripescare la lista che più si avvicina alla soglia senza raggiungerla, riducendo così la dispersione dei voti. Un’altra opzione valutata è un meccanismo di redistribuzione dei seggi per le piccole formazioni all’interno delle liste maggiori, una sorta di diritto di tribuna. Chiaro invece il no di Forza Italia e Lega all’ipotesi di indicare il nome del candidato premier direttamente sulla scheda elettorale, proposta che rischierebbe di cristallizzare gli equilibri interni e limitare la flessibilità politica post-voto. Nel complesso, il centrodestra punta a una riforma che superi definitivamente l’attuale sistema introdotto dal Rosatellum, dove un terzo dei parlamentari è eletto in collegi uninominali e i restanti due terzi tramite lista proporzionale. La maggioranza, forte del risultato ottenuto nel 2022 grazie anche alla divisione del centrosinistra negli uninominali, ora appare determinata a ridisegnare le regole del gioco politico.

