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Il servizio idrico della provincia di Teramo va difeso a tutti i costi e sopra ogni altra considerazione. È questo il messaggio netto che arriva dai sindaci del territorio, decisi a fermare l’iter di legge regionale che rischia di stravolgere l’attuale assetto della gestione dell’acqua. Al centro della mobilitazione c’è Ruzzo Reti, società che, secondo gli amministratori locali, rappresenta un modello virtuoso: un’azienda in attivo, con conti in equilibrio e un servizio che funziona. Proprio per questo, spiegano i sindaci, un eventuale accorpamento con il sistema aquilano finirebbe per penalizzare i cittadini teramani, traducendosi con ogni probabilità in un aumento delle bollette. Una prospettiva giudicata inaccettabile. Da qui la presa di posizione compatta dei primi cittadini della provincia, affiancati da quasi tutti i consiglieri regionali del territorio, dal sindaco di Teramo Gianguido D'Alberto e dal presidente della Provincia Provincia di Teramo, Camillo D'Angelo. Nel mirino c’è l’iniziativa legislativa promossa dal presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, accusato dai sindaci di voler ridisegnare la governance del servizio idrico con una logica politica più che territoriale. Secondo i promotori della protesta, l’operazione rischierebbe di “spartire” i territori e i bacini di riferimento, con un evidente squilibrio a danno della provincia di Teramo. Un fronte trasversale, quello che si è formato, che supera appartenenze politiche e schieramenti, con un obiettivo comune: difendere l’autonomia del servizio idrico teramano e tutelare cittadini e Comuni che, negli anni, hanno contribuito a costruire un sistema efficiente e sostenibile. Il messaggio indirizzato alla Regione è chiaro e inequivocabile: a tutto questo si dice no. I sindaci chiedono uno stop immediato dell’iter in Consiglio regionale, l’apertura di un confronto vero con i territori e il ritiro di una proposta considerata dannosa, oltre che ingiustificata dal punto di vista economico e gestionale. La partita, ora, si sposta in Regione. Ma da Teramo e dalla sua provincia la linea è già tracciata: l’acqua è un bene pubblico e il servizio idrico locale non può essere sacrificato sull’altare di equilibri politici estranei agli interessi del territorio.

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