
Una riflessione aperta, ma anche una critica politica netta, arriva dal Gruppo Consiliare Tortoreto al Centro dopo l’approvazione, avvenuta nel Consiglio comunale del 18 dicembre, della perimetrazione del territorio urbanizzato in attuazione della Legge regionale 58/2023. Un passaggio che l’amministrazione guidata dal sindaco Piccioni ha presentato come un atto di rispetto delle regole e di attenzione all’ambiente, ma che secondo l’opposizione solleva interrogativi profondi.
La legge regionale nasce con un obiettivo chiaro: tutelare il suolo, contenere l’antropizzazione e riportare al centro il verde e la rigenerazione urbana. In questo quadro, ai Comuni viene concessa una facoltà straordinaria: incrementare il territorio urbanizzato fino a un massimo del 3% della superficie comunale. Una possibilità che, però, non rappresenta un diritto automatico, bensì un’extrema ratio, da utilizzare solo in assenza di alternative e nell’esclusivo interesse della collettività.
A Tortoreto, invece, secondo Tortoreto al Centro, questo margine sarebbe stato utilizzato come un “diritto acquisito”, senza una strategia complessiva e senza una reale dimostrazione di necessità pubblica. Una scelta che, denunciano i consiglieri, avrebbe finito per favorire anche aree di proprietà privata rimaste per anni inattive e inadempienti rispetto a precedenti convenzioni di lottizzazione.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, secondo l’opposizione: una carenza cronica di verde pubblico, l’assenza di spazi di aggregazione per giovani e famiglie e una città che continua a consumare suolo mentre mancano luoghi realmente pensati per la socialità. Al posto di una seria rigenerazione urbana, si continua a puntare su nuove opportunità edificatorie in zone già appetibili, tralasciando aree degradate come Cavatassi, simbolo di un abbandono che si protrae da anni.
Il paradosso, sottolineano i consiglieri, è evidente: mentre si proclama attenzione all’ambiente, si procede con interventi giudicati non richiesti, costosi e spesso confusi. La riqualificazione del lungomare Marconi viene indicata come un esempio emblematico, così come l’operazione sull’area antistante la chiesa di Santa Maria Assunta, dove – secondo la denuncia – in cambio di una “piazza” il Comune avrebbe concesso a un privato la gestione dei parcheggi a pagamento per 23 anni, con una distribuzione definita “dissennata” sul territorio comunale.
«Questa non è pianificazione, è frammentazione», è il giudizio politico espresso. Una sommatoria di interventi spot, accompagnati da annunci autocelebrativi e da piccole opere verdi presentate come grandi risultati ambientali. «Il verde – ribadiscono – non si tutela con rendering e comunicati stampa, ma con scelte coerenti e coraggiose».
Nel frattempo, restano aperte ferite profonde: i proprietari di terreni in zona E5, che per anni hanno pagato l’IMU quasi come se fossero aree edificabili, oggi si vedono preclusa qualsiasi possibilità di costruzione secondo i parametri del PRG, senza compensazioni né assunzione di responsabilità da parte dell’amministrazione.
Una linea politica che, secondo il gruppo consiliare, dimostra come l’amministrazione abbia «smarrito la bussola del savio e ordinato agire amministrativo», cedendo a logiche pre-elettorali e a interventi di facciata anziché governare il territorio con equilibrio, equità e visione di lungo periodo.
La critica, tengono a precisare Libera D’Amelio e la consigliera Martina Del Sasso, non è contro lo sviluppo. Al contrario, è una richiesta di sviluppo vero: uno sviluppo che non sacrifichi il verde, non crei privilegi, non lasci indietro intere parti della città e non scarichi sempre sugli stessi cittadini il peso di decisioni sbagliate.
«C’è ancora tempo per fermarsi, riflettere e correggere la rotta – concludono – ma servono scelte politiche chiare e il coraggio di anteporre l’interesse pubblico alle scorciatoie del consenso».

