«Ogni paziente deve essere assistito in sicurezza e per farlo occorre rispettare le norme e i regolamenti. La Regione ha dato mandato alle Asl di avviare una nuova riorganizzazione per l'abbattimento delle liste di attesa. Per farlo ci sono a disposizione dei fondi».
Risponde così alla lettera di dieci sindaci l'assessore regionale Nicoletta Verì sull'ipotesi di chiusura di senologia ad Atri.
Questa la nota:
“In rappresentanza di un territorio, e non solo di quello che afferisce all’Ospedale San Liberatore di Atri, abbiamo avuto notizia del trasferimento del chirurgo senologo, per accentrare l’attività nell’Ospedale di Teramo, così come previsto dalla Legge. Ma sempre la stessa Legge, se lo prevede, dovrebbe avere efficacia anche per gli Ospedali periferici di Lanciano, Avezzano e Ortona. Come spiegare questa disuguaglianza? Così come non si è mai spiegata, ad esempio, la chiusura del punto nascita di Atri, con più di 500 parti l’anno, a fronte di scelte diverse con numeri assai più limitati, per ragioni di sicurezza, ora non si spiegherà la perdita dell’ottimo servizio di senologia presente nel nosocomio atriano. Chiediamo, pertanto, un Vostro autorevole intervento per rivedere questa decisione, almeno fino a quando l’obbligo sancito dalla Legge non sia applicato uniformemente su tutto il territorio regionale”. E’ quanto si legge in un passaggio di una lettera aperta indirizzata al Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e all’Assessora regionale alla Salute Nicoletta Verì, firmata dai sindaci dei comuni di Atri, Arsita, Bisenti, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Montefino, Cermignano, Cellino Attanasio, Silvi e Pineto in riferimento alla notizia della chiusura della senologia nel nosocomio atriano.
“Per l’Ospedale di Atri – si legge ancora nella lettera aperta degli amministratori - che sta vivendo una fase caratterizzata da disattenzioni (o da particolari attenzioni), chiediamo di discutere, di lavorare nell’ottica della programmazione, con chiare prospettive, lo chiediamo per l’Ospedale certamente, ma anche e soprattutto per i nostri cittadini che sono la ragione stessa dell’esistenza del nosocomio stesso”.