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DIGIOSIACONFE«Siamo qui per dire ai cittadini la verità, perché non possiamo perdere 90milioni di contributi pubblici e perché Teramo ha bisogno di un nuovo ospedale». Entra subito nel vivo, il direttore generale della Asl, Maurizio Di Giosia nella conferenza stampa convocata per fare il punto sulla vicenda del nuovo ospedale del Mazzini, tema sempre caldissimo e al centro di una serie di polemiche, da ultimo quella innescata dall’onorevole pentastellato Fabio Berardini dopo un accesso agli atti in merito al quale il massimo dirigente della Asl spiega che: «Tutto sarà consentito, nella massima trasparenza e nei limiti della legge, l’onorevole Berardini è già venuto e ha avuto la possibilità di visionare tutti i documenti».
 «Il messaggio che vogliamo far arrivare, è che non si tratta di una privatizzazione, ma una sinergia perfetta tra partenariato pubblico e privato. Questa è la logica. Ci rifacciamo al codice degli appalti – aggiunge Ivo Allegro, advisor Partenariato Pubblico Privato anche per la Asl di Teramo – per la creazione di un nuovo ospedale da 600 posti abbiamo già 82 milioni, che dovrebbe nascere nell’area individuata dal Comune e gradita ia privati, di Piano d’Accio; ma i fondi non bastano, ne servono altri 60, forse 80 di intervento pubblico, e per questo c’è un dialogo costante con la Regione, perché poi si possa varare un progetto da  250 / 300milioni di euro, che è la cifra di riferimento per la costruzione di una nuova struttura ospedaliera, nel quale il privato deve farsi carico almeno del 50% della spesa».
E come recupererà il privato una somma così?
«Il privato rientra, dalla spesa fatta, con un pagamento codificato in un contratto sul livello minimo di servizi, con cui garantirà un livello minimo di prestazioni che se non vengono raggiunte ovviamente non riceverà il pagamento, ma il vantaggio del partenariato è la possibilità di garantire un livello minimo di servizio garantito e costante nel corso degli anni».
Per l’advisor Ppp, «Rispetto a un appalto, il vantaggio è temporale, perché si lavora con tempi più celeri, c’è poi la certezza del servizio garantito e la ripartizione dei rischi, certo resta  comunque uno strumento delicato e noi dobbiamo usare la massima cautela il ogni passaggio»
E il Mazzini che fine farà? « Pochi giorni fa è stata istituita una commissione per il Mazzini, che non sarà uno scheletro ma una città della salute a servizio dei cittadini, con Rsa, riabilitazione e siamo aperti al confronto con tutte le parti sociali»

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