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ospedale atri 5Pandemia emergenza e diritto alla salute.

Il virus Sars-Cov2 ha provocato una crisi sanitaria mondiale e ognuno di noi, nel suo piccolo, ha potuto toccare con mano cosa significa “garanzia di accesso alle cure”, perché per mesi questa garanzia è mancata, a volte con conseguenze tragiche. La pandemia è stata un’emergenza.
Ma la seconda ondata era una realtà immaginata e ben definita da Stato e Regioni. La Regione Abruzzo ha approvato un Piano pandemico nel quale si individuavano i presidi dei capoluoghi di provincia come Presidi Covid . Il nosocomio di Teramo ha ricevuto ingenti finanziamenti per riconvertire l’ex sanatorio in Covid Hospital. Eppure oggi l’unità di crisi della Provincia di Teramo, presieduta dal manager Di Giosia, rimette in gioco la necessità di conversione dei presidi minori. Atri,con il suo ospedale S.Liberatore è in cima alla lista. Ma è questo che si prevedeva nel Piano approvato dalla Regione? Ma soprattutto si garantirebbe il meglio per la difesa della salute pubblica? Molti operatori non ne sono convinti.

Se si riconvertisse (di nuovo!) Atri come ospedale Covid, oltre ai disagi e problemi per i pazienti (le cui liste d’attesa sono ancora lunghe), ci sarebbe una perdita anche in termini economici per la Asl teramana, visto che, per esempio, la chirurgia è “molto produttiva (Atri è seconda solo a Teramo). Poi ci sarebbero la diagnostica e i servizi ambulatoriali compromessi. Ricordiamo che Atri ospita due centri di riferimento regionale per l’endocrinologia e per la fibrosi cistica.

La gestione di Di Giosia aveva evidenziato delle lacune già in pieno lockdown, quando Teramo, che avrebbe dovuto garantire dei percorsi Covid-free, si è trovato una serie di focolai interni mal gestiti, e che hanno provocato gravissime ripercussioni sui pazienti più fragili.
Questo secondo banco di prova sembra un disastro annunciato anche da parte dell’Unità di crisi, ai vertici della Asl di Teramo.

La nostra proposta è quella di implementare fin da subito l’ospedale Covid di Pescara, che ha già una struttura completa con oltre 250 posti letto. Manca di personale, certo, ma la Asl teramana potrebbe “prestare” parte degli operatori sanitari al fine di rendere operativa la parte di quell’ospedale attualmente chiusa per carenza di personale. Così che in questa prima fase “emergenziale” si potranno ricoverare in questa struttura i pazienti Covid del teramano. Anche perché questo palazzo Covid pescarese è stato finanziato a questo scopo: accogliere i Covid d’Abruzzo!

Un’altra proposta potrebbe essere anche di destinare Giulianova a ospedale Covid. Se oggi siamo in emergenza, sarebbe meglio puntare su ospedali che hanno numero di prestazioni giornaliere e di specialità decisamente inferiori, come Giulianova.
Nel frattempo, però, bisogna implementare i posti a Teramo nell’ex hospice e aggiungere moduli abitativi attrezzati per ricovero (cosa che andava fatta mesi fa a scopo preventivo!!!).
Quindi ci uniamo all’appello di pazienti e operatori, che ricordano ai manager che in Italia l’obiettivo deve essere garantire la salute pubblica e l’accesso alle cure, non il risparmio a costo della vita!

Ilaria De Lauretis
Portavoce del M5S di Atri