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CORONAVIRUSOK10Non siamo complottisti. Non ha importanza se il virus è sfuggito da un laboratorio di Wuan o da un mercato. E neppure se il vettore è stato un pipistrello o un topo-ragno. Sta di fatto che il nemico c’è e va combattuto. Ma non definiamolo subdolo e non lamentiamoci come fosse piovuto all’improvviso.
Se non è stata chiara e limpida la gestione medica dell’epidemia fino ad ora, tra dispositivi di protezione non disponibili per un lungo periodo, camici acquistati con i soldi della mamma depositati alle Bahamas, farmaci non riconosciuti dall’OMS ma registrati dall’FDA, respiratori acquistati ma di fatto non utilizzabili per mancanza di personale dedicato e formato, considerazioni su futuri vaccini che tutti i virologi seri definiscono concretamente irrealizzabili, questa seconda ondata era invece ampiamente prevista e prevedibile e certamente, di conseguenza, meglio gestibile.
Ma, forse eccessivamente distratti tra bonus monopattini, baby-sitter, vacanze e matrimoni, i nostri governanti tutti, politici e amministratori della sanità pubblica hanno perso mesi preziosi per non farsi cogliere impreparati. E invece, se diversi sono i motivi di riflessione sulle cause della ripresa del virus (scuole, trasporti, incoscienza nella vita quotidiana, etc..), ci ritroviamo a gestire gli stessi problemi sanitari senza aver evidentemente imparato nulla.
Abbiamo avuto il tempo per capire quali erano stati gli errori, lavorare sulle carenze che si erano manifestate alla prima ondata (materiale e personale medico ed infermieristico), capire come dovevano essere trattati i pazienti, organizzare le strutture che potevano essere necessarie per meglio gestire i pazienti.
E invece no.
Sarebbe stato, ad esempio, certamente utile e concreto elaborare una linea guida per standardizzare il trattamento dei pazienti che necessitano di terapia, che sono sì il 5% dei positivi, ma che ad oggi, dopo 9 mesi, vengono trattati in maniera completamente differente a seconda del parere dei singoli medici che si trovano a decidere, spesso completamente in disaccordo tra loro, come in disaccordo sono gli studi clinici.
Sarebbe stato utile, vista l’impossibilità di specializzare nuovi anestesisti in pochi mesi, almeno formare personale in servizio (tra quelli più affini per specialità) ad utilizzare i respiratori. Perché, se sono previsti corsi BLS periodici per il personale, non si potevano fare corsi di formazione sui respiratori? Non serve acquistare nuovi ventilatori se poi non abbiamo chi li usa! O dobbiamo pensare che acquistare respiratori prevede appalti mentre assumere e formare medici no? Nessun nuovo anestesista nella nostra ASL: al massimo qualche pensionato rientrato in servizio con contratti Co.Co.Co., le solite sedute incentivate, i soliti ordini di servizio per spostamenti tra Presidi.
Siamo ancora a discutere di quali strutture debbano diventare Covid, affannati ad individuare reparti per pazienti Covid al crescere dei contagi, preoccupati per la carenza di posti nelle Rianimazioni, critici sulla perdita della capacità di tracciamento che con questi numeri era scontata, riflessivi sulla evidente incapacità a gestire i pazienti a domicilio.
Il lavoro doveva essere questa volta più semplice, perché l’esperienza fatta sarebbe dovuta servire, perché il 95% dei contagiati è questa volta asintomatico, perché il rimanente 5% dei contagiati, sintomatici, è spesso in buone condizioni di salute in osservazione domiciliare, perché la mortalità è fino ad ora ridotta rispetto alla prima fase e si abbatte su una popolazione diversa visto che non muore la popolazione più anziana come accadeva nella prima fase, ma quella più compromessa, perché i pazienti vengono trattati più precocemente ed in maniera diversa, perché l’evoluzione è più lenta. Si sono analizzati i numeri? Qualcuno si è accorto che nei “bollettini” giornalieri della Regione relativi agli ultimi giorni i nuovi contagi vanno da pazienti di pochi mesi a pazienti fino a 104 anni, ma i morti sono tra i 65 e gli 85 anni circa?
Avremmo anche dovuto imparare a valutare i numeri in maniera corretta, evitando isterismi e smania di protagonismo che stanno colpendo purtroppo molti colleghi, dai presunti esperti da talk show che vediamo e sentiamo nei salotti televisivi a quelli che evidentemente localmente sono stati colpiti dalla stessa sindrome da comparsa.
Dai dati della Regione Abruzzo leggiamo che ieri erano presenti 38 pazienti nelle rianimazioni dell’intera regione: se calcoliamo che, sempre in regione, sono presenti 15 ospedali pubblici maggiori ed un Ospedale Covid Regionale dedicato a Pescara, risulta difficile pensare che le rianimazioni siano già allo stremo. Eppure ce lo ripetono di continuo, e purtroppo ce lo ripetono anche i Medici, troppo inclini evidentemente a compiacere i “capi” di turno. Giusto tenere alta l’attenzione e far capire alla gente che bisogna evitare assolutamente di far aumentare inutilmente questi numeri, ma altra cosa è il procurato allarme. Se con questi numeri le Rianimazioni sono in difficoltà, o abbiamo sbagliato completamente la previsione di necessità di posti letto (a prescindere dal Covid) o in rianimazione ci sono i pazienti sbagliati.
Altrettanto vale per i ricoveri ordinari, 429 a ieri in tutto Abruzzo; continuiamo a lamentare carenza di posti letto e ad individuare altri ipotetici reparti Covid in tutti gli Ospedali. Ora, posto che “sporcare”, come si dice in gergo tecnico, tutti gli ospedali serve solo ad aumentare il rischio di contagio (e questa è nozione basilare di un banale Corso Universitario di Igiene), come si pensa di gestire strutture miste, con personale che passa più volte al giorno da strutture Covid a non-Covid (pensiamo ai consulenti), e senza una diagnostica per immagini dedicata? Immaginate un paziente Covid a fare una TAC mentre arriva un’urgenza dal Pronto Soccorso con necessità di effettuare lo stesso esame?
Come si fa a parlare di mancanza di letti se nell’Ospedale Covid della nostra ASL si stanno attivando adesso i posti che erano stati utilizzati nella prima fase, se non sono state predisposte strutture extra-ospedaliere per i pazienti che non necessitano di assistenza continua, come i pazienti in attesa di negativizzazione di tampone o i pazienti ancora in ospedale per motivi “sociali” come anziani soli, single, pazienti che sono ricoverati per difficoltà ad isolarli dal resto della famiglia nella loro abitazione, pazienti che non hanno possibilità di eseguire terapia autonomamente a domicilio, etc…, che continuano a gravare sui posti letto ospedalieri? Pensavamo davvero che bastassero quei pochi letti della struttura di Bivio Bellocchio a Giulianova? Eppure bastava organizzare un residence o un albergo per questi pazienti, come è stato fatto in quasi tutte le asl; con un minimo di assistenza infermieristica e di supporto. Abbiamo avuto nove mesi per farlo.
Come mai si parla sempre dei nuovi positivi con numeri martellanti e nessuno menziona i dimessi/guariti, che potrebbero essere anche molti di più se funzionasse un sistema come quello prima proposto?
Se non si capisce questo, sarà una corsa continua alla ricerca di posti letto, che non basteranno mai con i ritmi di crescita attuali del contagio.
E per partorire tutto ciò abbiamo anche un’Unità di Crisi alla ASL ? Una Direzione Sanitaria? (a proposito: qualcuno ha visto o sentito anche in questa fase, come nella precedente, la Direzione, la Sanitaria? Aspettiamo il pensionamento con encomio solenne e buona pace della politica di destra e sinistra.) Come mai nessun Direttore di UOC (o Primario che dir si voglia) ha nulla da dire su queste scelte?
A ciò ci si permette di aggiungere considerazioni di carattere sociale. Sempre dai “bollettini” Regionali si vede che il 20% dei contagi giornalieri è rappresentato da soggetti fino ai 19 anni di età (e purtroppo nella nostra Provincia anche di più). Questi ragazzi, che fortunatamente contraggono il virus in una forma molto più leggera, sono però anche i responsabili della propagazione della malattia in famiglia. Ieri 296 dei 601 nuovi contagi erano tracciamento di focolai già noti (quasi il 50%!!!!). Come mai nessun controllo in giro? Eppure le sanzioni sono previste! Dobbiamo arrivare al lockdown con tutti i danni economici che ben conosciamo? Qui il problema è solo secondariamente sanitario. E’ sociale: i familiari di questi ragazzi, che poi magari si lamentano di perdere il lavoro, dove sono? Le forze dell’ordine cosa fanno? Gli Amministratori pubblici?
Sarà il caso di riflettere tutti, seriamente e velocemente.

Dott. Alessandro Core
Segretario Aziendale CIMO