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CORONAVIRUSokokCon la guerra si parla sempre di meno di contagi da Coronavirus ma il virus corre ancora. Torna a salire, infatti, la curva dei contagi in Abruzzo, dove negli ultimi sette giorni si sono registrati 8.236 nuovi casi, per una crescita del 18,38% rispetto alla settimana precedente. Pesa sul dato la diffusione della sotto-variante Omicron 2, che in 48 ore è arrivata ad avere una prevalenza del 20% sul territorio regionale. Attualmente sono oltre cinquanta i casi, secondo gli esperti dei laboratori di Genetica molecolare-test Covid dell'Università di Chieti, che si occupa delle attività di sequenziamento. «I casi di Omicron 2 stanno aumentando vertiginosamente, si legge sul Messaggero, la cosa che ci ha impressionati di più è che nel giro di poche ore si è passati dal 10% di prevalenza sul totale al doppio», spiega il professor Liborio Stuppia, direttore dei laboratori di Chieti. Preoccupa la grande infettività della sotto-variante, che si è rivelata più contagiosa della sorella maggiore: «Ogni volta è sempre più veloce la diffusione e questo ci deve far riflettere, siamo preoccupati anche perché sembra che buchi i vaccini, anche in soggetti che hanno tre dosi. I vaccinati possono comunque stare più tranquilli perché, anche se dovessero infettarsi, la forma sarà lieve rispetto a un soggetto non vaccinato - aggiunge Stuppia al Messaggero - Questa è la prima volta che vediamo un'interruzione di una curva discendente. I motivi sono diversi: sicuramente molto dipende dal fatto che la Omicron 2 è entrata in gioco in un momento molto particolare, in cui è tornato il freddo rispetto alle settimane scorse e poi c'è un calo di attenzione generale. Molti hanno pensato che il Covid è passato, non è assolutamente così, non è tutto finito».

All'emergenza sanitaria si è sovrapposta anche in Abruzzo quella umanitaria, dovuta ai flussi di profughi ucraini. A loro, secondo il professor Stuppia sul Messaggero, bisognerà dedicare una particolare attenzione soprattutto sul fronte sanitario: «È importante verificare l'eventuale positività di chi arriva, ma anche la loro situazione vaccinale. Ci siamo preoccupati di noi stessi a fine 2021, facendo saltare tutto il sistema, pur di andare ai famosi cenoni e mi sembra giusto in questo momento preoccuparci di chi fugge da una guerra. I numeri non sono altissimi ancora, si può fare: siamo riusciti a gestire il periodo natalizio, deve essere un imperativo categorico gestire i profughi», aggiunge. In questo senso le Asl, sotto il coordinamento dell'agenzia regionale di Protezione civile, hanno messo in piedi otto hub in Abruzzo, in cui chiunque arrivi sul territorio verrà sottoposto a tampone e, se necessario, anche alla vaccinazione.