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Mazzinifuturo A posare la prima pietra del nuovo ospedale a Villa Mosca, ieri, è stato l’ingegner Raffaele Di Gialluca.

Solo che è stata una pietra tombale.

È stato proprio lui, che aveva tratteggiato un’ipotesi di “rifacimento in loco” del Nuovo Mazzini al posto del vecchio, anche realizzando un famoso rendering (foto in alto)  che Futuro In aveva presentato alla città, a demolire quella sua stessa ipotesi. Nel corso dell’incontro alla Camera di Commercio, organizzato dalla presidente Ballone, al quale hanno preso parte anche l’assessore Verì e il direttore della salute regionale, D’Amario, l’ingegnere teramano ha infatti definito il suo progetto di ospedale a Villa Mosca “Solo una sorta di grossolano abbozzo di un’idea, un rendering che non si sarebbe dovuto pubblicizzare, una  valutazione molto superficiale di una possibilità”. 

Lo stesso Di Gialluca, che il direttore generale della ASL di Teramo ha voluto nel gruppo di lavoro del nuovo ospedale, sposa adesso invece in toto le conclusioni sull’analisi dei cinque siti valutati, e indica in Fiumicino, nell’area del nuovo stadio, il luogo ideale per far nascere il Mazzini 2 (così che si chiamerà - annuncia l’assessore).

Mentre fuori (e in delegazione anche dentro) i comitati per l’ospedale a Villa Mosca continuavano a far sentire la loro voce, tappezzando di cartelli tutto il porticato della Camera di Commercio, si svelavano i contorni di questo progetto, con i dettagli delle scelte architettonico-sanitarie. Sarà una “piastra” di quattro piani, di cui uno interrato e tre esterni, con tutti i percorsi studiati per essere sinergici e con l’adozione di tutte le più moderne attrezzature, fino alla creazione di una “sala ibrida”, un ambiente multifunzionale che assume contemporaneamente la funzione di sala di diagnostica (radiologica, emodinamica ed interventistica) e di sala chirurgica propriamente detta, che sarà tra le pochissime in Italia. 

Chiariti dagli ingegneri anche i dubbi sulla qualità dei terreni, che non sono soggetti a vincolo né rientrano nelle aree a rischio esondazione, e smentita - pur in assenza di studi archeologici approfonditi - la presenza di reperti di epoca romana tali da limitare il progetto. 

Il sindaco di Teramo, presente, ha ribadito come il Comune voglia puntare su un bulbo ospedale e non su una “mera delocalizzazione del Mazzini”, e il ruolo del Comune sarà strategico, nelle varianti al PRG necessarie per cambiare destinazione all’area.

La Regione dunque va a passo svelto verso l’avvio della fase progettuale vera e propria, per la creazione di un ospedale che sarà dedicato soprattutto alle urgenze e diverrà complementare della Città della Salute che sorgerà a Villa Mosca. Le strutture del vecchio Mazzini, infatti, ospiteranno  “…l’hub territoriale più importante in Abruzzo, sede della Città della Salute e ospiterà l’Uccp, il Dipartimento del territorio, il Distretto Sanitario di Base, gli ambulatori specialistici, l’Adi, il servizio di riabilitazione, il servizio farmaceutico, il Consultorio, il Dipartimento di prevenzione, il Servizio Vaccinazioni, un laboratorio analisi di primo livello, il centro allergologico, la dialisi territoriale, un centro diagnostico radiologico e tutti gli uffici attualmente presenti in Circonvallazione Ragusa”.

Tutto chiaro? Quasi

Manca un dettaglio, che non è affatto marginale, ma determinante: i soldi.

Per costruire il nuovo ospedale, serviranno 265 milioni, 40 dei quali solo per i macchinari, ma la disponibilità attuale è 142. 

E non solo, perché serviranno soldi, e tanti, anche per adeguare il vecchio Mazzini. 

Su questo, benché tutti si dicano fiduciosi e puntino su Cassa depositi e prestiti (la Regione  si liberarà nei prossimi anni di alcuni mutui e potrà accenderne altri) non c’è ancora una garanzia assoluta.
E i relatori del convegno, a parte il ribadire la certezza che i fondi si troveranno, non hanno detto molto.