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Abbiamo accolto ieri la lettera di una cittadina teramana (LEGGILA QUI) che segnalava un caso molto particolare: con un padre malato terminale, la donna si era sentita rispondere dalla Asl che avrebbe dovuto attendere 40 giorni per avere quanto necessario alla gestione, in casa, di una fase così delicata.
La Asl di Teramo, nei suoi massimi vertici, si è subito messa in movimento e ha affrontato il caso, che è già stato risolto, ma non per l’intervento della segnalazione sul nostro sito, quanto perché l’organizzazione stessa della Asl prevede una risposta immediata.
Abbiamo cercato di saperne di più, contattando la dottoressa Giuseppina Franzone (nella foto), dirigente medico della medicina fisica e della riabilitazione, responsabile del servizio di protesica.

Dottoressa, parliamo del caso di questa paziente che si è lamentata, e che è andata ieri nella sede della Asl. Ha avuto modo di approfondire?

«Allora guardi, stamattina abbiamo aperto un'inchiesta interna per capire che cosa potesse essere successo, visto che l'Asl di Teramo è molto sensibile alla richiesta fatta dagli utenti, in particolare quando si tratta di utenti che hanno una particolare necessità, siamo tutti, dal Direttore generale al direttore sanitario, molto disponibili ad evitare qualsiasi disagio, tant'è vero che il servizio di protesica si è dotato di un sistema telematico dove l’invio delle richieste può avvenire direttamente dal medico richiedente al servizio, proprio per ridurre i disagi dei pazienti».

Allora, questa volta che cosa è successo?

«Sicuramente vi è stato un errore di comunicazione tra l'operatore e il familiare; capisco benissimo la situazione dei familiari che sono preoccupati, sono stanchi e gestire una patologia non è semplice. Sicuramente quelli del passaggio tra l'ospedale e l’ospite, e la casa, sono momenti difficili, pertanto adesso entrare nel merito di come è avvenuta questa comunicazione non è semplice. Sappiamo che a volte la comunicazione non trasmette esattamente quello che la persona vuole comunicare, così come a volte non viene recepito nel modo corretto. Per cui, in questo caso, sicuramente il problema è stato nella comunicazione, non nell’organizzazione».

Quindi la signora riceverà tutto in tempi brevissimi?

«Sì, la famiglia del paziente riceverà quello che deve ricevere in tempi brevissimi, ma così come accade per tutti gli altri, cioè ci tengo a precisare che questo caso solo perché è stato portato all’attenzione della stampa, viene evaso in modo diverso dagli altri, assolutamente no. Gli operatori sono sensibilizzati dalla direzione a rispondere sempre, nei limiti di legge, per quello che è possibile, per quello che è disponibile, al più presto».

Problema risolto, allora?

«Sì, perché non c’è stato un problema, ma solo, da quello che ho accertato, un errore di comunicazione. Rassicuriamo il familiare che tutto è stato lavorato dal punto di vista amministrativo e tutto è stato già avviato e anche il familiare è stato già avvisato. Quindi sì, il problema è stato risolto».

Elisabetta Di Carlo