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La morte è il più doloroso degli eventi umani. Lascia strascichi di dolore insopportabili, specie se legato ad un evento “esterno” che si considera “colpa” di qualcuno. Questa è la storia di uno di quei dolori, legato alla morte di un teramano, spentosi due giorni fa nell’ospedale di Pescara. «Morto in una stanza senza neanche un campanello per chiamare gli infermieri - racconta la cugina - dopo una vicenda medica molto particolare». Era malato, da tempo, soffriva per una leucemia mieloide acuta. A lungo era stato curato dal medico di famiglia, poi a Bologna al Sant’Orsola, infine a Pescara, dove si è spento. Ma la famiglia lamenta l’atteggiamento di alcuni tra i medici che l’hanno avuto in cura, come la dottoressa “a pagamento”, che prendeva 150 euro a visita, ma poi era irraggiungibile al telefono se, al paziente, serviva una voce di conforto. «Non è stato curato bene - accusa la cugina - non ha avuto l’assistenza che in un Paese civile sarebbe doverosa… adesso non c’è più, e noi possiamo solo piangerlo».