«Una disgrazia annunciata». È netto e preoccupato Nunzio Marcelli, allevatore e presidente del Consorzio di tutela Agnello del Centro Italia Igp, nel descrivere gli effetti dell’epidemia di "Blue tongue", la febbre catarrale che sta colpendo in modo devastante gli allevamenti ovini dell’Abruzzo. Il settore, già provato da anni di difficoltà economiche, rischia ora un colpo durissimo. A preoccupare è la rapidità con cui il virus – trasmesso da un piccolo insetto – si sta diffondendo da un’area all’altra della regione.
Un’emergenza sanitaria che mette a rischio un patrimonio zootecnico stimato in oltre 200mila capi, con focolai già attivi nella Marsica, nel Teramano e a Frattura di Scanno. E con esso anche l’intera filiera dell’agnello abruzzese, simbolo della tradizione culinaria regionale e ingrediente chiave dei celebri arrosticini.
IL GRIDO D’ALLARME DEGLI ALLEVATORI: «TROPPO TARDI»
Marcelli non usa mezzi termini: «Il virus non dà tregua e si muove velocemente. Sarebbe bastato un solo insetto entrato in un’auto per portarlo da un capo all’altro della regione. Si poteva e si doveva agire prima. A oggi, non abbiamo ricevuto alcuna indicazione ufficiale dalla Asl». Il riferimento è alla mancata vaccinazione preventiva, che secondo Marcelli doveva partire già lo scorso autunno, quando si erano accesi i primi focolai nel Nord Est del Paese.
«Non è stato fatto nulla. Ora si parla solo di antiparassitari, ma è tutto molto vago. L’incertezza è totale. E in assenza di indicazioni chiare, la filiera si muove nel buio», aggiunge.
LA REGIONE ASSICURA: «PIANO DI CONTENIMENTO ATTIVATO»
Di fronte all’aggravarsi della situazione, la Regione Abruzzo tenta di rassicurare. Il vicepresidente della Giunta regionale e assessore all’Agricoltura Emanuele Imprudente ha dichiarato che è già stato attivato un piano di sorveglianza sanitaria e contenimento, oltre a interventi di profilassi. In settimana è stato convocato il Tavolo tecnico regionale sulla Zootecnia, a cui seguirà un incontro con sindaci e operatori del settore presso la Camera di Commercio del Gran Sasso.
«Il nostro obiettivo», afferma Imprudente, «è costruire contromisure tecniche e strutturali, non emotive. Dobbiamo tutelare un comparto già in difficoltà, soprattutto nel comprensorio montano teramano e aquilano. Proteggere la filiera ovina significa anche ridurre l’impatto economico per centinaia di aziende agricole».
VERSO IL TAVOLO ZOOTECNICO: SI ATTENDONO RISPOSTE
Nel frattempo, cresce l’attesa per il Tavolo zootecnico, che dovrebbe finalmente fornire indicazioni concrete a tutta la filiera. Parteciperanno i rappresentanti degli assessorati regionali all’Agricoltura e alla Salute, oltre a consorzi, veterinari e allevatori. Obiettivo: mettere in campo un piano operativo condiviso per limitare i danni e salvare il salvabile.
Ma il tempo stringe. E il malessere tra gli allevatori è sempre più forte. «Non possiamo permetterci altri ritardi», conclude Marcelli. «Ogni giorno perso può significare decine di animali morti. E con loro, un pezzo del nostro Abruzzo».