Non possiamo più restare in silenzio di fronte a una deriva commerciale che svilisce la sanità pubblica e ne mina i principi fondamentali”. È questo il grido d’allarme lanciato dal Comitato Civico per la Tutela dell’Ospedale Val Vibrata e della Sanità Pubblica, nato all’inizio dell’anno per difendere il diritto alla salute sul territorio.
Nel mirino del Comitato finisce la presenza di manifesti pubblicitari di un poliambulatorio privato all’interno di alcuni ospedali della ASL di Teramo, compresi i Pronto Soccorso. Una pratica ritenuta “inaccettabile” da chi ogni giorno si batte per garantire equità e accesso alle cure per tutti.
“È paradossale – denunciano – che mentre i cittadini attendono per ore il proprio turno nelle sale d’attesa pubbliche, lo stesso sistema ospiti messaggi pubblicitari che invitano a rivolgersi al privato per ottenere visite rapide e prestazioni efficienti. Così si alimenta un messaggio pericoloso: se vuoi curarti bene, devi pagare”.
40 MILIARDI DI SPESE PRIVATE: IL SISTEMA PUBBLICO IN SOFFERENZA
Secondo i dati citati dal Comitato, in Italia si spendono ogni anno fino a 40 miliardi di euro in prestazioni sanitarie private, di cui circa 700 milioni solo in Abruzzo. Numeri che, secondo i promotori della protesta, “smentiscono nei fatti il principio di universalismo della sanità pubblica e dimostrano una crescente sofferenza sociale”.
Al di là delle soluzioni tecniche e politiche, ciò che il Comitato contesta con forza è la trasformazione della salute in un bene di consumo, con logiche pubblicitarie e dinamiche di mercato che rischiano di compromettere definitivamente la fiducia nel sistema pubblico.
L’APPELLO: “BASTA SPOT NEGLI OSPEDALI PUBBLICI”
Il Comitato chiede ora un intervento immediato delle istituzioni locali e regionali – sindaci in primis – e l’adozione di regole chiare per vietare ogni forma di pubblicità commerciale all’interno delle strutture sanitarie pubbliche.
“Anche se non ci fosse una violazione formale – si legge nella nota – resta l’inopportunità di fondo: è un messaggio sbagliato, che danneggia la credibilità del servizio sanitario nazionale e alimenta la rassegnazione dei cittadini”.
UNA BATTAGLIA DI CIVILTÀ
“Difendere la sanità pubblica – concludono – significa anche proteggerla da chi ogni giorno ne erode la dignità. Questa non è solo una battaglia politica o sanitaria, ma una questione di civiltà”.
Il dibattito è aperto. Le istituzioni sono chiamate a rispondere, in un momento in cui la tenuta del sistema sanitario pubblico è messa sempre più alla prova dalla carenza di risorse e da una crescente disuguaglianza nell’accesso alle cure.