lL Comitato Civico per la tutela dell’Ospedale Val Vibrata e della sanità pubblica lancia un allarme dopo aver esaminato una bozza del Documento di Economia e Finanza Regionale (Defr) 2026/2028 di prossima emanazione. Nel testo – denuncia il Comitato – la Regione Abruzzo individua gli “accordi di confine” come misura per ridurre la mobilità sanitaria passiva, applicandoli non solo a Marche, Molise e Lazio, ma anche a Campania ed Emilia-Romagna.
«A meno che non si voglia davvero ridisegnare la geografia d’Italia, siamo di fronte a un evidente malinteso», afferma il Comitato. «Gli accordi di confine servono a gestire i flussi quando la prossimità territoriale spinge i cittadini a rivolgersi a ospedali fuori regione ma vicini. Estendere questo strumento a regioni non confinanti è privo di logica e tradisce la ratio per cui tali accordi sono stati creati».
Secondo il Comitato, un uso improprio dello strumento rischia di distogliere l’attenzione dai veri motivi che spingono i pazienti a curarsi altrove: la qualità percepita dei servizi. «La mobilità verso Campania o Emilia-Romagna non dipende certo dai confini, ma dalla convinzione che l’offerta sanitaria sia migliore. In tali casi parlare di accordi di confine è inutile e può perfino entrare in contrasto con il principio della libera scelta del cittadino».
La preoccupazione si estende anche al futuro dell’Ospedale Val Vibrata. Il Comitato ricorda che la recente soppressione di una UOC – due erano le unità originariamente destinate al taglio – con la conseguente perdita di un primario, appare in contraddizione con la volontà di rafforzare i servizi. «L’elogio pubblico dell’assessora Verì al primario di Ostetricia e Ginecologia di Lanciano dimostra una volta per tutte quanto la presenza di un primario incida sulla qualità del servizio», sottolineano.
Restano aperte anche le criticità strutturali: carenza di personale e riduzione dei posti letto. «La Medicina può utilizzare solo 31 dei 36 posti previsti per mancanza di spazi. Dei 13 posti di Lungodegenza programmati, solo 10 sono attivabili. Come può migliorare l’offerta un ospedale in queste condizioni? E come si può contenere la mobilità passiva verso il Piceno se il presidio vibratiano non viene potenziato?».
Per il Comitato, la soluzione è chiara: «Per ridurre davvero la mobilità passiva occorre investire e rafforzare l’Ospedale Val Vibrata. Procedere in senso contrario non porterà risultati».
Un’indicazione importante potrebbe arrivare a breve dai dati 2024 relativi al reparto di Ostetricia e Ginecologia, declassato da UOC a UOS. «Sarà interessante capire come è andato l’anno – conclude il Comitato – e se si registrerà una migrazione delle partorienti verso San Benedetto o Ascoli Piceno. Presto ne avremo conferma».

