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ospedale teramo È il prossimo 30 settembre la data entro cui potrebbero essere chiusi i quattro punti nascita di Sulmona (L'Aquila), Ortona (Chieti), Atri (Teramo) e Penne (Pescara). Vertici tecnici e politici della sanità, con direttori generali delle quattro Asl abruzzesi, nei giorni scorsi si sono incontrati per elaborare nei dettagli il progetto di chiusura dei reparti che non raggiungono i 500 parti, e fissare il tempo massimo, appunto al 30 settembre prossimo. Una nuova riunione è in programma domani: l'obiettivo è quello di rispettare la data del prossimo 11 aprile quale scadenza stabilita dal decreto per la presentazione del piano da parte dei quattro direttori generali delle asl provinciali, dell'Aquila, Giancarlo Silveri, di Teramo, Roberto Fagnano, di Pescara, Claudio D'Amario, e di Chieti, Francesco Zavattaro. All'incontro erano presenti l'assessore alla Sanità Silvio Paolucci, il direttore del settore regionale, Angelo Muraglia, il commissario dell'agenzia sanitaria, Alfonso Mascitelli, e i tecnici del comitato percorso nascite regionale. Secondo quanto si è appreso da fonti legate alle Asl, l'obiettivo è di accelerare i tempi perché la mancata attuazione del piano farebbe correre il rischio di provvedimenti disciplinari ai direttori generali, di infrazione alla Regione, un elemento che potrebbe far slittare l'uscita dell'Abruzzo dal commissariamento; oltre al fatto che se i manager non chiudono i reparti, dovrebbero predisporre interventi per la messa in sicurezza in quanto i reparti con meno di 500 nascite annue non vengono considerati tali. Ed eventuali interventi in tal senso potrebbero essere oggetto di attenzione da parte delle Corte dei Conti come potenziale danno erariale. Per questo tra i quattro manager, ognuno interessato ad una chiusura, c'è la volontà di procedere anche prima del 30 settembre. Nel corso della riunione, Paolucci ha ribadito che non si può fare diversamente prima di tutto per la sicurezza delle donne. Nelle ultime due sedute del Consiglio regionale sull'argomento c'è stata bagarre sia per la bocciatura da parte della maggioranza di centrosinistra di una risoluzione delle opposizioni che chiedevano la sospensione e la revoca del decreto di chiusura, sia perché il presidente del consiglio, Gianni Di Pangrazio, ha impedito la discussione di un'altra risoluzione delle opposizioni simile.