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C’è anche Teramo, nella seconda puntata della nuova edizione de “i delitti del BarLume”, la fortunata serie televisiva ambientata a Pineta, un paesino toscano nel quale si muove un piccolo mondo di personaggi, dalla bella commissaria al particolare Questore, dai “bimbi” (pensionati simpatici e impiccioni) all’assicuratore veneto un po’ casinaro, fino ad arrivare alla splendida “Tizi” che gestisce il bar che è il centro di ogni avventura, da quando il Villani, il vero padrone del BarLume è scappato in Argentina per cercare una nuova vita. In ogni puntata della fiction, un delitto o un’indagine complicata, che poi si risolverà non senza colpi di scena. In questo secondo episodio della stagione, come si diceva, Teramo gioca un ruolo da protagonista, visto che sono teramani i killer che cercano di uccidere il Viviani. È stata rubata a Teramo, ad un certo Di Nardo, l’auto degli stessi killer. Soprattutto, si chiama Teramo, perché teramani erano gli emigranti che l’hanno fondata, la Fazenda argentina nella quale si svolge parte della storia. Il marketing territoriale vuole che anche la semplice “citazione” sia utile, quando c’è da rilanciare l’esistenza di un luogo. Benvengano quindi anche i killer teramani e la fazenda nella Pampa, quella che non ci piace però è la lettura “grottesca” che la regia ha voluto darne. I due killer, infatti, due sprovveduti incapaci (e capirete guardandoli), parlano un dialetto che non è il nostro, ma una sorta di mix tra il chietino e il molisano con qualche scivolamento ciociaro, cosa che contribuisce a costruirne - e temiamo sia questa la scelta del regista - un’immagine pesantemente “cafona”. Va bene che il BarLume non è Gomorra, ma perché i killer incapaci, cafoni, ignoranti, che litigano per un panino con la porchetta prima di uccidere un uomo, devono venire proprio da Teramo? Perché la nostra città è “credibile” quale luogo di provenienza dei due bifolchi armati? Perché Teramo “funziona” come luogo dal quale possono partire due sicari, inviati a vendicare un torto subito in Argentina dalla famiglia? Forse, a ben guardare... un delitto vero c’è stato, pur nella finzione televisiva: sulla porta del BarLume, è stata nuovamente uccisa la nostra immagine.