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Godano
Considero l'esibizione di Cristiano Godano dell'altra sera,all’interno della splendida cornice della Villa Comunale di Atri,l'atto più naturale possibile oggi nella musica italiana.

Cristiano Godano è stato il primo in Italia a denunciare, gridandoconla disperazione diun Giovanni senza più un Messia da annunciare al mondo dei rimasti vivi, quella che sarebbe stata la prossima fine della musica – di tutta la musica, ma soprattutto di quella fatta e suonata spendendo una intera esistenza, credendo in ogni nota e in ogni parola scritta; e credendo fino in fondo in ogni nota e in ogni parola che si è scritta – con l'avvento nefasto e irreparabile di internet, che avrebbe portato nelle nostre strette "camerette" quella musica cosiddetta liquida, che liquida non lo è affatto considerato che per ascoltarla c'è sempre bisogno di un supporto solido, di una tecnologia in grado di trasmetterla alle nostre orecchie –Bauman ha miseramente mancato il soggetto dei suoi ragionamenti, perché di solido, di molto solido e consolidato,nella nostra società dell’ultra contemporaneo rimane il materialismo rappresentato dal patrimonio che questo sfruttamento legalizzato dell'ingegno umano frutta a pochissimi colossi del web (oggi le più grandi e profittevoli aziende del pianeta, con tanto di gigantesche sedi sparse su tutta la Terra) a discapito di tutti: Cristiano ci annunciò, inascoltato, la carestia che avrebbe portato la fame per sempre di musica vera.

Ma torniamo alla Natura.

Ecco: è tutta qui l'essenza di questo artista. La sua propriaNaturalezza è il dono di questo artista.

Godano arriva così da dietro la folla che lo stava ad aspettare come se entrasse a casa sua o, meglio, nel giardino di casa sua, e che avesse per ospiti solo amici, quindi nessuno a cui ci si debba presentare.

Il suo concerto acustico, voce e chitarra e il service ridotto davvero all'essenziale, è stato comunque generoso passando con naturalezza – ancora – tra i pezzi dei Marlene Kuntz e quelli che compongono il suo primo LP da solista, Mi ero perso il cuore, uscito il 26 giugno del 2020, in piena pandemia, quando ci siamo tutti illusi di poterci già lasciare il Covid alle spalle – il suo ultimo lavoro contiene ben 13 tracce, che nella versione in vinile arrivano a 14 con la canzone Per sempre mi avrai. Ma il cantautore di Fossano ha voluto omaggiare anche quello che ha detto essere il suo primo mito del Rock 'n' Roll, nientedimeno che Neil Young, proponendo una sua convincente interpretazione di The Needleand the DamageDone, la traccia numero 9 del long-playing Harvest, 1972, capolavoro del cantautore dell'Ontario, che denunciava i disastri dell'uso massiccio delle droghe pesanti nel mondo della musica rock, tragedia che lo stesso artista nordamericano viveva in prima persona – solo dal '70 al '71 la musica aveva già perso Hendrix, Joplin e Morrison, che inaugurarono il  così detto, tristissimo e inutile, Club 27.

E non aveva fretta Cristiano Godano di suonare le sue canzoni e andarsene, cioè non sembrava fosse capitato per caso ad Atri l'altra sera, perché era presente al luogo che lo ospitava come, appunto, fosse a casa sua, pronto a raccontarsi come artista e a raccogliere racconti.

E prima di salutare il pubblico, avvisando che si sarebbe fermato un po' per bere qualcosa lì tra la gente, ha detto di alzare l'attenzione verso la fine di settembre, perché uscirà il nuovo disco dei MarleneKuntz

Per tutto questo che ho visto e sentito considero l'esibizione dell'altra sera, all’interno dellasplendida cornice della Villa Comunale di Atri, l'atto più naturale possibile oggi nella musica italiana perché Cristiano Godano punta al vero delle cose e mai alla loro verità.

MASSIMO RIDOLFI

Ph.: Locandina e immagini dell’evento.


LinkMi ero perso il cuore, Cristiano Godano, Ala bianca/Al-kemi, 2020: https://youtu.be/ASfuYQ3W7AY