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Lo dico in apertura, in modo che sia chiaroFranco Palumbo è la Prima Voce d'Abruzzo.

Erano anni, molti, che non ascoltavo un concerto di Franco Palumbo; anzi l'ho ascoltato una volta sola in Piazza Progresso, a San Nicolò, gremitissima nel momento di maggiore successo dell'artista, probabilmente era il 2006: considero il suo "Roppoppo'" Il Capolavoro della musica folk abruzzese contemporanea, che Palumbo interpreta magistralmente, con corpo e voce.

Ecco, la voce, lo strumento musicale primario.

La voce di Franco Palumbo è qualcosa di straordinario, potente e chiara, che non perde una ottava neanche alla ventesima canzone dal vivo, che, in potenza, è capace di scandire con esattezza ogni parola, dote naturale che, per questo, non gli richiede alcuno sforzo.

Sono anni che Il Cantastorie di Penna Sant'Andrea ricerca per costruire uno spettacolo di senso nel frastornato mondo della musica popolare abruzzese. E la sua ricerca è musicale e letteraria; ricerca letteraria dove si avvale del supporto in scrittura dei nostri migliori intellettuali, da, idealmente, Luigi Brigiotti(1859-1933) a Elso Simone Serpentini, quest'ultimo autore del testo della stupefacente "Sciarra il brigante": quello di Franco Palumbo è, a tutti gli effetti, uno spettacolo teatrale, di teatro canzone, dove musica e parole raggiungono un equilibrio raro, grazie anche a una attenta ed esigente selezione dei musicisti che lo accompagnano nei suoi spettacoli dal vivo, che impreziosiscono ulteriormente i suoi arrangiamenti – l’altra sera ad accompagnarlo c’erano:Zenaide Di Palma (corista), Romolo Panico (fisarmonica), Teodoro Pace (fiati), Alberto Celommi (chitarre), Fabio Tona (basso), Vincenzo Di Santo (batteria), Pierluigi Ridolfi (percussioni). E Il Cantastorie non propone mai la canzone cantata e basta ma l'accompagna sempre con un cappello a braccio che la introduce, essendo dotato l'artista di una prodigiosa memoria: non ha leggio davanti a sé durante i suoi spettacoli.

Ma, tornando alla ricerca, Palumbo indaga da par suo, per la costruzione delle proprie canzoni, i luoghi e le genti d'Abruzzo, interrogando chiunque incontri sulla sua strada, dalla massaia al professore del paese, tutti testimoni diretti de relatodi detti usanze e costumi dai quali raccogliere tutti i materiali utili al suo mestiere di cantastorie, con cui riesce eccellentemente nell'operazione più difficile in Arte, cioè quella di rinnovare nella tradizione; e lo fa con composizioni articolate tutt'altro che semplici ma che semplici appaiono per immediatezza e forza narrativa: il lavoro dell'artista è sempre quello di ridurre la complessità dell'esistere dell'uomo sulla Terra per renderlo più facilmente intellegibile, muovendo direttamente all'interno della memoria e della sfera emotiva dell'umano, affinché l’opera d’arte commuova, cioè muova.

Ecco, nonostante la pessima comunicazione di Teramo Natura Indomita – deleteria per la manifestazione ritengo sia stata quest'anno la sua parcellizzazione tra centro e lungo fiume,finendo in questo modo per rovinare il vero punto forte dell'estate teramana, cioè la sua originale vocazione naturalistica, tutto per rispondere alle sirene dei commercianti che chiedevano di tutelare le loro centralissime attività, negozi però puntualmente chiusi alle 20; per non parlare poi della impossibile convivenza tra vita notturna e gli eterni lagnanti abitanti del centro storico, per i quali dopo l'ora di cena sono tollerabili solo i rintocchi del campanile della Cattedrale –ché è impresa non da poco sapere con esattezza il calendario degli eventi in corso, grave mancanza di cui ha sofferto anche questo spettacolo, venerdì sera, al Parco Fluviale di Teramo, in pochi ma buoni, abbiamo assistito a uno spettacolo di assoluto valore artistico.

La canzone non è di chi la scrive ma di chi la canta meglio: la musica popolare abruzzese è di Franco Palumbo.

MASSIMO RIDOLFI

Ph.: Franco Palumbo, in arte “ROPPOPPO’”