dedicato al Maestro Marco Traini
Mentre XiJinping oggi si preoccupa di fare insegnare nelle università cinesi che il Rock‘n’Roll è il seme che l’Occidente sparge nel vento per minare la loro sicurezza nazionale, vale a dire che potrebbe scoprire la menzogna del socialismo reale, frutto marcio del marxismo, ma la mela, si sa, non cade mai lontano dalla pianta, un ragazzo di settantotto anni ieri sera, in Largo Fosso di Manso, a Campli (Te), è salito sul palco e ha detto che ha molti dubbi e una sola certezza: “Nulla è più reazionario, sovversivo e rivoluzionario del Rock ‘n’Roll.”
Il ragazzo di settantotto anni è Edoardo Bennato, nato il 23 luglio del ‘46, in estate, a Napoli (dove: “Quando è estate, Napoli è come l’Africa”), nella periferia di Napoli, nella periferia industriale che ha avvelenato Napoli, Bagnoli, Viale Campi Flegrei 55, e: “A Napoli il 55 è ‘a musica.”, numerologia che segna un destino, ha ricordato a un pubblico che non ha perso una sola parola del menestrello napoletano, che non stava fermo un attimo, e soffiava, e batteva, e cantava.
Ho sempre pensato che a Napoli, in qualche modo, giunga un affluente del grande Mississippi, un’acqua che idrata una lingua magnifica, la più bella del mondo, quella che ha dentro più viva la musica, quella che canta le canzoni più belle del mondo. Ma Edoardo è nato che c’erano ancora gli americani, che il Rock‘n’Roll lo hanno inventato loro, anzi Elvis Presley il 5 luglio del 1954 a Memphis, Tennessee, dentro un anonimo studio di registrazione, improvvisando.
Ma i napoletani liberarono la città dai tedeschi prima dell’arrivo delle truppe alleate, quindi fecero spazio alla musica e misero da parte le armi per cominciare intanto a ballare il Jazz: successe tutto in appena quattro giorni, dal 27 al 30 settembre 1943, che la liberarono Napoli – a Teramo invece successe che ci iniziammo a liberare già l’11 settembre del 1943, quando il popolo fermò a Piazza Garibaldi una colonna tedesca in fuga che saliva verso Viale Bovio diretta ad Ascoli Piceno, e poi, il 25 settembre, a Bosco Martese, la prima battaglia della Resistenza italiana.
Edoardo ha cantato e raccontato per quasi due ore la sua storia d’Italia, sua perché vissuta sempre senza compromessi, naturalmente, spontaneamente, come sanno fare bene solo i napoletani; e così ci ha detto di come il Rock‘n’Roll lo ha salvato da una città bellissima ma piena di insidie, di quando sua madre Adele per salvare i tre figli dall’ozio, che si fa pericoloso quando si consuma vicino ai rischi della criminalità, cercò un insegnante di lingue e le portarono in casa un maestro di musica.
Ecco: per i giovani cinesi ci vorrebbero centinaia di milioni di madri come Adele, di madri napoletane, per liberarsi, perché il totalitarismo è sempre fascista.
MASSIMO RIDOLFI