Ci sono sogni che sembrano così grandi da far paura. Sogni che restano nascosti in un angolo del cuore, perché la vita di tutti i giorni ci convince che siano irraggiungibili. Ma poi c’è chi trova il coraggio di inseguirli davvero, passo dopo passo, sacrificio dopo sacrificio, trasformando ciò che sembrava impossibile in realtà. È la storia di Erika Zilli, una ragazza di Teramo che, con la danza come bussola, ha attraversato città, scuole, teatri e momenti difficili, fino ad arrivare là dove pochi osano sperare: Broadway. New York oggi è la sua casa artistica, il palcoscenico che ogni sera la mette alla prova, la palestra di vita che le insegna a crescere, a non smettere mai di sognare. La sua è una storia fatta di energia e disciplina, ma anche di impegno e rimunce.
Dietro ai riflettori ci sono compleanni lontano dagli amici, festività passate a migliaia di chilometri dalla famiglia, e ore infinite di prove che spesso nessuno vede. Eppure, proprio in quei sacrifici, Erika ha trovato la sua forza. Oggi, mentre si divide tra Broadway e un progetto visionario come Lord Nil – Seven Deadly Sins, Erika continua a guardare avanti, con gli occhi pieni di futuro e il cuore sempre legato alle sue radici. Perché se il sogno americano è diventato realtà, resta vivo il desiderio di tornare un giorno a ballare davanti alla sua gente, nella sua Italia.
Erika, se ti avessero detto da bambina che un giorno avresti ballato a Broadway, ci avresti creduto?
«Mai! Ballare a Broadway è qualcosa che non avrei neanche immaginato. Essere qui, a New York, per me significa vivere una sfida continua: ogni spettacolo è un confronto con me stessa, un’occasione per crescere. Questa città è una palestra infinita, e io sto cercando di assorbire tutto — l’energia del teatro, la vitalità delle strade, la forza dei miei colleghi».
E cosa ti aspetti da questo momento così speciale della tua vita?
«Tanto. Nuove sfide, una crescita artistica senza fine, e l’opportunità di lavorare accanto ad artisti straordinari».
Com’è nato l’amore per la danza?
«È nato a casa, a Teramo. Da piccolina frequentavo una scuola di danza locale, la “Backstage Dance Academy”, e lì ho capito che ballare non era solo un gioco, ma il mio modo di vivere. Non importava lo stile: classico, moderno, contemporaneo, hip hop… per me contava solo una cosa, esprimermi con il corpo».
C’è stata una persona che ti ha spinta a credere davvero in questo sogno?
«Sì, la mia insegnante Francesca Di Boscio. Ha creduto in me dal primo giorno, e grazie a lei ho iniziato a credere anch’io, e mi piace ricordare anche Luca Lo Iacono, un insegnante della “Bda”, persone che mi hanno dato tanto. Ho lasciato casa molto giovane per studiare, prima in Italia e poi all’estero. Non è stato facile, ma il sostegno della mia famiglia, i miei genitori Mina e Nicola e mio fratello Yuri, che fa danza e al quale voglio dimostrare che le passioni possono diventare lavoro… e un pensiero anche ai miie amici, tutto il mio “mondo” è stato fondamentale: senza di tutti loro non sarei qui».
Immaginiamo che non siano mancati momenti difficili…
«Assolutamente. Dopo il diploma in danza contemporanea, nel 2016, è iniziata la mia carriera vera e propria. Ho vissuto esperienze bellissime, viaggiato tanto, calcato palcoscenici grandi e piccoli. Ma ci sono stati anche i momenti duri: i compleanni lontano dagli amici, le festività senza famiglia. È in quei momenti che ho capito quanto siano importanti la determinazione e l’amore delle persone care».
Oggi però sei orgogliosa di un progetto che ti sta dando grandi soddisfazioni: “Lord Nil – Seven Deadly Sins”.
«Esatto. Tre anni fa era solo un’idea su carta. Poi, grazie alla visione di Marta Licata e Simone Gatti, alle coreografie di Stefano Alessandrino e alle musiche intense di Erik Ventrice, è diventato realtà. Ogni vizio capitale prende vita attraverso la danza, in uno spettacolo che unisce arte e introspezione».
E accanto a te c’è Lord Nil, con la sua escapologia così particolare…
«Sì, lui porta sul palco qualcosa di unico. L’escapologia — con catene, serrature, gabbie — diventa metafora: rappresenta le paure e i limiti interiori da cui liberarsi. Con la regia di Alberto Oliva, raccontiamo proprio questa lotta dell’essere umano contro ciò che lo trattiene».
Ora vi aspetta Las Vegas: che emozione provi?
«È incredibile. Per me significa tanto, perché è la prova che con impegno, dedizione e passione si possono aprire strade impensabili».
E se guardi al futuro, qual è il tuo sogno più grande?
«Portare lo spettacolo in Europa, e soprattutto in Italia. Ballare davanti alla mia famiglia e ai miei amici, che mi hanno sempre sostenuta… sarebbe il regalo più grande, la soddisfazione più bella».