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IMG-20150829-WA0015“Qualcuno doveva aver diffamato Josef K., perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato.” E’ l’incipit di uno degli apici letterari del novecento ma anche un’immagine, folgorante nella sua essenzialità, che racchiude in sé il senso della giustizia ingiusta. Le recenti vicende del Teramo calcio, pur apparentemente del tutto marginali rispetto alle gravissime situazioni quotidiane che caratterizzano l’attuale momento storico, assumono purtuttavia una rilevanza peculiare non in quanto tali ma per quello che rappresentano: la negazione dello Stato di diritto. Uno Stato in cui un cittadino (o una squadra di calcio, fa lo stesso) può essere colpito impunemente sulla base di labilissimi indizi, di architetture logiche oggettivamente claudicanti, di congetture elaborate sulla base di dichiarazioni non verificate e in totale assenza di prove certe, è uno Stato che nega i principi generali della Costituzione e che quindi perde la sua stessa connotazione democratica. Una Giustizia che applica metri e misure diverse nell’interpretazione delle norme a seconda delle situazioni e dei soggetti coinvolti, che “aggiusta il tiro” in relazione alla peculiare situazione esaminata non è più Giustizia. In un simile Stato, connotato da una tale idea di Giustizia, può ben accadere che un cittadino, un qualsiasi cittadino, si trovi un mattino due gendarmi alla porta senza un reale motivo. E questo perché sono le regole e le modalità applicative costituire, al di là di ogni valutazione di carattere etico, l’architrave dello Stato di diritto. E nel caso della sentenza pronunciata di recente dalla giustizia sportiva sulla vicenda del Teramo calcio ogni regola, ogni principio è palesemente saltato. Pur trovando personalmente ripugnante il comportamento di Di Giuseppe e non avendo alcuna certezza sulla posizione di Campitelli, riteniamo pertanto che ogni cittadino dovrebbe prendere una posizione netta e di aperto contrasto rispetto al comportamento della Federazione che governa il gioco del calcio e dei suoi organismi disciplinari, che beneficiano, tra l’altro ogni anno di decine di milioni di finanziamenti pubblici. Smantellare, azzerare, cancellare certi angoli oscuri del nostro Paese è un modo come un altro per contribuire al tanto invocato cambiamento. Chiediamo a magistrati, avvocati, professori universitari teramani che fanno parte degli organi disciplinari della FIGC di rassegnare le proprie dimissioni dai suddetti consessi in segno di civile protesta rispetto ad un modo incivile di fare giustizia. Teramo 5 Stelle Il Portavoce Marco De Dominicis