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CIRCUITOCASTELLOUna esposizione di auto-storiche lungo tutto Corso San Giorgio accompagnerà sabato, 11 settembre, a partire dalle 18,30 la presentazione del libro “Circuito del Castello - Automobilismo e crescita sociale nella Teramo del Novecento”, scritto dal giornalista Paolo Martocchia e promosso dall’Aci di Teramo nel consueto lavoro di approfondimento e divulgazione della memoria storica del motorismo abruzzese e teramano voluto dal presidente del club Carmine Cellinese. Il volume, alla cui presentazione è stato invitato il sindaco Gianguido D’Alberto e la sua amministrazione, sarà presentato negli spazi messi a disposizione a piazza Martiri dal Caffè Des Artistes dove il presidente Cellinese e l’autore ripercorreranno le tappe salienti del mito delle corse che attecchì a Teramo nel secondo dopoguerra. A dare la spinta propulsiva e ad accrescere la passione e l’interesse per lo sport motoristico avevano sicuramente già contribuito personaggi simbolici del primissimo novecento. Teramo era la città natale di corridori famosi, uomini con le competizioni nel sangue come Giovanni e Lulù Spinozzi, il Marchese Diego De Sterlich Aliprandi, Alberto Guerrieri e Alfonso Migliori. 

Fu in questo scenario che si innestò il Circuito del Castello, un tracciato cittadino di km 3,212 che si snodava tra i viali teramani Era il 29 maggio del 1949 e i giornali dell’epoca raccontano di una giornata indimenticabile come non s’era mai vista: un tripudio di folla e di colori, spettatori accorrevano da ogni dove per stiparsi sui palchi, ai bordi delle strada, su ogni finestra e su ogni balcone disponibile. Ad alimentare maggiormente l’entusiasmo e l’eccitazione degli spettatori poi, l’idolo locale: il teramano Berardo Taraschi. Vincitore della prima, della ottava e della nona edizione del Circuito del Castello, alla passione e al talento di Berardo Taraschi – o Diddì, come lo chiamavano affettuosamente sin dalla prima infanzia – si doveva probabilmente buona parte del successo e della fortuna della competizione motoristica teramana. La gara – organizzata dall’Automobile Club di Teramo che ogni anno col Comitato Organizzatore approntava il regolamento tecnico e sportivo – si disputava in due batterie da 15 giri ciascuna ed una finale, in cui i primi cinque classificati delle batterie si sfidavano senza esclusione di colpi per 40 giri.

Si partiva da Viale Bovio, nei pressi della Villa Comunale in direzione Ascoli Piceno. Sul lungo rettilineo erano situati i box e la linea di partenza. Il segnale del mossiere indicava il via. Dopo circa seicento metri si arrivava all’impegnativa curva a sinistra che conduceva sulla strada per Torricella. Altri seicento metri quasi rettilinei interrotti da una breve esse per immettersi su Viale Cavour e ad attenderli un altro curvone a destra. Poi la staccata per il tornante che portava su un altro tratto rettileo di un centinaio di metri prima del curvone a sinistra con cui da Viale Cavour ci si immetteva in Via del Castello. Un bagno di folla e un boato attendeva i piloti al passaggio, impegnati nella curva a gomito che portava verso sinistra su Viale Crucioli. Giusto il tempo di pensare alla deviazione ad angolo retto su via delle Querce che bisognava piegarsi a sinistra in via Paolucci, immettersi su Viale Mazzini e prepararsi per un altro passaggio in Piazza Garibaldi per imboccare nuovamente in Viale Bovio e concludere il giro.

"Il Circuito del Castello - spiega il presidente Aci Carmine Cellinese - per importanza e ricercatezza via via sempre maggiori, si impose così negli ambienti sportivi internazionali come gara ad alto livello ma anche come manifestazione turistica d’attrazione e come fattore di richiamo per il pubblico non soltanto sportivo. Erano tempi in cui lo spirito agonistico e la passione erano tutto ciò che muoveva sportivi ed organizzatori e lo sport, sapeva quindi elevarsi a una forza di pura idealità, che forse oggi, non si riscontrano più. Noi come Aci quali ideali e quei valori li portiamo avanti con una passione che resta immutata nel tempo e che con la stessa energia riproponiamo con la divulgazione di testa che ci tengono viva la memoria del nostro passato e i valori che devono guidarci ora come in futuro”.