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FionamayL’AQUILA – “All’inizio della mia carriera, in Inghilterra e poi in Italia, ho avuto dei piccoli problemi di microfratture, per risolvere i quali venni anche all’Aquila. La prevenzione è molto importante, essenziale e non solo per noi atleti”.

Così Fiona May, campionessa del mondo e olimpionica, ospite d’eccezione oggi all’Aquila del convegno sulle patologie del rachide in ambito sportivo dall’adolescenza alla terza età, nell’ambito del ricco calendario di appuntamenti di L’Aquila Città europea dello Sport 2022.

“Una postura sbagliata può influire tantissimo nelle prestazioni di un atleta, la rachide cervicale inizia dal collo fino al fondo schiena, è tutto collegato. Io sono stata fortunata perché ho incontrato i giusti specialisti e ho avuto modo con il plantare di risolvere i problemi”, ha aggiunto l’ex lunghista e triplista, due volte campionessa mondiale di salto in lungo, specialità in cui inoltre è salita due volte sul secondo gradino del podio olimpico.

“Nel 1996, a 26 anni”, ha raccontato, “mi stavo preparando per le Olimpiadi di Atlanta, a maggio dopo i campionati italiani mi sono svegliata con il mal di schiena, non potevo muovermi e ricordo di aver pianto. Ero molto stressata ed avevo aumentato il peso, questo è un fattore molto importante perché quando si salta c’è una pressione”, ha detto improvvisando sul palco il movimento, “e questo causa il mal di schiena”.

La May ha anche raccontato la sua lontana esperienza all’Aquila, quando fu visitata dal dottor Fosco De Paulis, specialista della postura, primario e capo dipartimento dell’Ospedale dell’Aquila, noto per essere stato, tra le altre cose, medico di campioni come Pietro Mennea: “Da un esame si vide che avevo un disequilibrio del bacino, lì decisi di fare una serie di esercizi e con un bravo allenatore che ha studiato il movimento preciso da fare ho avuto dei benefici”.

“Lo sport è molto importante ed è anche cultura”, ha poi detto l’altleta, che non ha risparmiato critiche al sistema scolastico affermando che “sono troppo poche le ore di educazione fisica previste”. “È una bugia che lo sport sia per tutti, purtroppo lo è solo per chi ha le possibilità – ha aggiunto – , bisogna cambiare mentalità per dare maggiori possibilità alle famiglie”.

Il convegno, che si è aperto coi saluti istituzionali dell’assessore regionale allo Sport Guido Liris, del vice sindaco Raffaele Daniele, del vice presidente della Fondazione Carispaq Roberto Marotta, della prorettrice Giulia Vinciguerra, del delegato all’Educazione fisica dell’Ufficio scolastico regionale Antonello Passacantando, del presidente del gruppo italiano Carlo Ruosi e di Stefano Bussiglieri di Bper Banca, ha visto anche la partecipazione degli studenti degli istituti superiori cittadini “Domenico Cotugno” e “Amedeo d’Aosta” e quella, da remoto, di altre scolaresche collegate in modo virtuale.

Il programma si è sviluppato in due sessioni: la prima con Adolfo Cuomo, direttore dell’Unità operativa complessa di Traumatologia dell’ospedale di Potenza, Antonio Gigante, specialista in Ortopedia e Traumatologia, docente di Malattie dell’Apparato Locomotore dell’Università Politecnica delle Marche, e Rodolfo De Palma esperto di Chinesiologia rieducativa, che hanno moderato gli interventi di Alessio Ciuffoletti, dirigente Unità operativa Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Teramo, su “Patologie della colonna in età evolutiva”, Riccardo Di Giminiani, associato di Metodi e didattiche delle attività sportive dell’Università dell’Aquila, su “Sport e biomeccanica vertebrale”, Giuseppe Costanzo, ortopedico e presidente della Società Italiana di chirurgia Vertebrale, su “Scoliosi e sport”, Massimo Balsano, direttore Ortopedia Vertebrale dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata–Ospedale Borgo Trento di Verona,  su “La lombalgia dello sportivo nell’età dell’accrescimento”. 

La seconda sessione, moderata da Alvaro Corigliano, primario Istituto Don Gnocchi di Firenze, Carlo Ruosi, specialista in Chirurgia Ortopedica e Biagio Amato, specialista di malattie alle ossa, ha visto alternarsi gli interventi di Nicola Ciannamea, dirigente di Ortopedia all’ospedale di Lecce, su “Prevenzione multidisciplinare delle rachialgie nei ragazzi”, Vittorio Calvisi, ordinario di Malattie apparato locomotore all’Università dell’Aquila, su “Patologie rachidee cervicali nel rugby”, Marco Crostelli, responsabile dell’Unità di Chirurgia della Colonna dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, su “Attività sportiva nei giovani operati per scoliosi”, Manlio Bitocchi, osteopata e fisioterapista, su “La dorsalgia nel rugby”. Conclusioni affidate ad Antonio Aloisi, specialista in Ortopedia e Traumatologia, Medicina dello Sport e in Fisioterapia e Francesco Bizzarri, medico dello sport dell’Università dell’Aquila.