Una cordata in meno. Quella locale. Almeno questo si evince dal post pubblicato dall'imprenditore (nonché presidente delle Torrese ed editore di Super J), Filippo Di Antonio che scrive: «Aver risposto a una richiesta d’aiuto/contributo, per salvare la squadra della città, non significa essere “interessati” ma avere a cuore il nostro territorio. Sono e resto con felicità e orgoglio presidente della Torrese con la speranza che il suddetto “contributo” possa far ripartire il Teramo calcio. Per la città».
Domani, alle ore 19, scadrà il bando e al momento non ci sarebbero novità sostanziali arrivate all'attenzione del sindaco di Teramo. Insomma non ci sarebbe nulla di concreto. Il Sindaco è preoccupato, ma spera che nelle prossime ore qualcosa possa cambiare.
L'avvocato Gianni Gebbia, degli Amici del Calcio teramano, commenta: «Non è possibile che Teramo non riesca ad esprimere un imprenditore o più imprenditori che possano salvare la squadra della città» e conferma che ad oggi non vi è alcun interessamento sul bando.
Questi i fatti. A parte le cordate annunciate e smentite, i presidenti potenziali o presunti, per ora nulla lascia pensare che si possa arrivare a varare una cordata, che possa investire subito 370 mila euro e poco più di un milione di euro in un anno di calcio.
Se non arriverà nulla di concreto si prenderà atto che non c'è stata nessuna proposta e la città dovrà prendere atto del fatto che non c'è stata reale volontà di fare calcio e che Teramo rischia di restare senza "pallone" per un anno almeno. Una gran brutta cosa per una città capoluogo.