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14e83af2-8a26-4a95-a45c-ff7f1012ad5a.jpgRICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Sorriso amaro.
Da pinetese non posso non essere felice ed orgoglioso per il traguardo storico raggiunto dalla società, emozioni che però vengono totalmente bloccate da un’enorme ferita.
Dai primi calci agli allievi, tutte le mie prime gioie e i miei primi dolori legati al calcio hanno in comune i colori del mio paese, che ho rappresentato sputando il sangue e divertendomi in tutti i campi in cui ho giocato.
Non ho mai aspirato al professionismo e nemmeno al dilettantismo quindi non vorrei essere frainteso e far pensare che oggi quella coppa dovevo alzarla io, questo non vuol dire però che sono felice di essere stato cacciato da persone che hanno preso questa decisione senza nemmeno guardarmi in faccia e soprattutto senza nemmeno conoscermi come  “”””calciatore””””.
Da tifoso e giocatore delle giovanili ho visto il pineto arrivare in Serie D, col sogno di riuscire ad indossare anch’io la maglia della prima squadra e di dedicare un gol a nonno, mio primo tifoso nonché mio compagno di tifo al Mimmo Pavone.
Oggi, a pochi anni di distanza, io e nonno siamo tornati per la prima volta allo stadio, per portare rispetto alla città e ai ragazzi che hanno vinto meritando questo campionato.
Mi sarebbe piaciuto tornare con la stessa felicità di un tempo, ma purtroppo così non è stato… io, come molti altri ragazzi, non potrò mai essere tifoso di chi ti sbatte la porta in faccia, senza un minimo di rispetto. Complimenti alla Società e al capitano per il traguardo raggiunto ma mi permetto di darvi un consiglio, più umano che tecnico:
Rispettate chi porta i vostri colori sul cuore, chi mette la passione e l’amore del posto in cui è nato è cresciuto quando scende in campo.
Le scelte tecniche gestitele voi, non pretendo una squadra di Pinetesi, soprattutto in palcoscenici professionistici come la Serie C, però abbiate almeno la decenza di trattare da esseri umani i ragazzi che vengono fatti fuori dal progetto, ricordandovi con quanto impegno e sacrificio hanno indossato la maglia dei loro sogni, sempre zuppa di sudore.

Giuseppe Di Concetto