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Non ci sono cétégorie

stadiobonolis teramoParto da un dato: quando un intelligente incontra un furbo, l’intelligente è un uomo morto. Tanto più se il furbo è anche uno squalo, un pescecane. Una volta ebbi a che fare con un pescecane. Non fraintendete, non sto parlando di un pesce, sto usando il termine in modo metaforico, per indicare qualcuno che si comporta “come” un pescecane. Bisogna stare attenti quando si ha a che fare con i pescecani. Quando ebbi a che fare io con uno di loro, usai mille precauzioni. Dovevamo fare un patto, non vi dico su che, e dovevo stare attento a non farmi fregare. Esaminai la questione da tutti punti di vista, ero certo che avrebbe cercato di fregarmi, dovevo solo capire come. Ero certo che mi avrebbe fregato, e dovevo scoprire in che modo lo avrebbe fatto. Avete già capito: riuscì a fregarmi, ma il “come” riuscii a capirlo solo troppo tardi, quando “già” mi aveva fregato. Facciamo di questo un postulato.
Ora via con i corollari. Quando si deve trovare un accordo con un pescecane, mille occhi, cento avvocati, dieci riserve, un migliaio di precauzioni non bastano. E’ questione spinosa: per cogliere la rosa devi evitare le spine.
Fatta questa premessa, lasciatemi dire che io vedo la questione della soluzione che si prospetta per lo stadio di Piano d’Accio come una rosa con un centinaio di spine. Mi aspetto sorprese, tra cavilli, sopracavilli, sottocavilli, lanci, rilanci, bluff (ce ne sono stati già), riserve, sottintesi, malintesi, ipertesti, cose dette, cose non dette, cose ritenute scontate salvo a scoprire troppo tardi che scontate non erano. Insomma siamo a cento metri dal traguardo, ma nel gruppo che fa la volata ci sono corridori pronti a tutto, che sgomitano e possono stringerti sui tabelloni pubblicitari e farti cadere. Il mio elogio va al sindaco D’Alberto, che si è avventurato con coraggio, un coraggio che non gli riconoscevo, nell’affrontare una difficile e spinosa questione sperando di risolverla: far tornare alla città uno stadio che della città non è mai stato. Che, poi, cosa vuol dire uno stadio della città? Qui ci possono essere mille equivoci e ce ne sono stati. Tra costi di gestione, costi di manutenzione, costi di affitto, è difficile dire in che cosa consista la proprietà e certamente non vuole dire che una società calcistica possa giocarci gratis. E’ bene che questo sia chiaro e si sappia. Dunque, bravo D’Alberto, che sta facendo approdare un vascello pericolante in un porto che immagina sicuro. Ma riuscirà ad attraccare? A gettare l’ancora? Mi aspetto insidie, l’ho detto, sorprese dell’ultima ora, inciampi, cose non previste, altri malintesi. Comunque, oggi ci sarà il consiglio comunale che dovrebbe scrivere… cosa? La parola “fine”? Uhmmm… oibò… è difficile che riuscirà a scrivere quella parola. Ma, intanto, la maggioranza è compatta? Tutti ritengono in quella coalizione che si faccia l’interesse pubblico e non un interesse privato? Che un’operazione che si dice a “costo zero” (chi sa che cosa vuol dire?) sia veramente a costo zero? Conosco poche cose a costo zero. In certe partite c’è sempre chi vince e chi perde, chi ci guadagna e chi ci perde, e non sempre si riesce a capire prima chi vince e chi perde e, quando ti sembra che hai vinto, ti accorgi dopo che hai perso e, quando dai a vedere che hai perso, in realtà hai vinto. Maggioranza a parte, e la minoranza? Fin qui ha brillato per il suo silenzio… non ha parlato, non si è espressa, poi, balbettando, ha cominciato a dire qualcosa. Ha preso a lamentarsi, a dire che non ne sapeva abbastanza, che non aveva ricevuto le carte, non tutte, che doveva ancora leggere qualche cosa, che si doveva rinviare la decisione, che un’opposizione è sempre un’opposizione e, quindi, si deve opporre e, se non si oppone, che opposizione è? Difficile far capire che non sempre la minoranza deve essere per forza opposizione e fare opposizione. Anche per la minoranza, o per l’opposizione, dovrebbe valere il principio che, se tu ravvisi l’esistenza di un interesse pubblico superiore, rinunci ad opporti e ti limiti ad essere minoranza. Come voterà quando dovrà votare? Voterà no anche se dovesse ravvisare una convenienza pubblica nella proposta della maggioranza? Sospenderà il giudizio e si asterrà? Lo vedremo. Io penso che in consiglio… scusate, non penso, spero… spero che la soluzione individuata e proposta dal sindaco, forse non con il consenso generale dei suoi consiglieri, sia risolutiva. Lo spero perché, se non dovesse essere così, l’alternativa sarebbe terribile, per tutti: per gli sportivi teramani, per l’interesse pubblico, per le casse comunali già esangui. Lo spero disperatamente, è troppo importante trovare una soluzione. Ma temo i colpi di coda… soprattutto degli scorpioni, che sono sempre in agguato. E se? Mille dubbi. Dove sarà l’inganno? Dove si nasconde quello che non si è previsto né calcolato? Ricordate la premessa sugli intelligenti che incontrano i furbi? Ecco… ci sono ancora mille imprevisti, mille cose da fare, anche dopo il voto del consiglio. Non tutte sono scontate, non tutte sono solo formali. “Timeo Danaos ac dona ferentes” (Temo i Danai e coloro che portano regali). Non c’è nessuno che fa regali gratis. Vado a dormire sicuro che sognerò cavalli di Troia, con dentro la pancia nascosti degli Ulissi e i loro compagni. Tutti furbi, non so se intelligenti.
ELSO SIMONE SERPENTINI