Non avevo mai visto un incontro di boxe dal vivo, né avevo in programma di vederlo la sera del 9 dicembre del 1989, anche se a Teramo, in un Palaskà trasformato, si assegnavano addirittura due titoli mondiali. Era un evento vero, non solo sportivo, ma sociale, anche perché Canale 5 avrebbe trasmesso gli incontri in “quasi diretta”, cioè in ritardo di qualche minuto, perché la diretta vera non c’era ancora e soprattutto perché, prima dei match, avrebbe mandato in onda una scheda video dedicata a Teramo. Per noi, giovani cronisti, peró, l’evento vero era un altro: l’arrivo di Rino Tommasi, direttore delle cronache sportive di Canale 5, “voce” della boxe, del tennis e del football americano, passione recente di noi ventenni di allora. Era talmente importante, la sua presenza, che gli incontri teramani sarebbero cominciati solo dopo il suo arrivo, perché doveva tornare da Las Vegas dove, il 7 dicembre, al Mirage Hotel & Casinó aveva commentato un incontro già leggendario, Roberto “manos de piedra” Duran versus Sugar Ray Leonard, valevole per la cintura mondiale dei supermedi. Nella storia della boxe, quello è l’incontro mitico dell’ “uno mas” di Duran, ma non sapevo ancora, che quell’incontro sarebbe entrato anche, indirettamente, nella storia della mia carriera giornalistica. Da due anni, infatti, collaboravo col Corriere della Sera, come corrispondente da Teramo, ma una serata di boxe, con due mondiali in palio, non era materia da corrispondente, e infatti sarebbe venuto un inviato… però l’inviato non venne, perché anche lui era stato a Las Vegas, ma aveva perso una coincidenza all’aeroporto di New York. Il Corsera mi chiamó e la domanda era un treno da prendere al volo: “D’Amore, te ne intendi di pugilato?” Risposta scontata: “È il mio sport preferito…”. In un attimo, ero passato da ignorante assoluto della materia a cultore attento. Fui convincente: “…ok, fai tè i mondiali stasera, vai al palazzètto e firma tutto…” mi dissero, con tutte le “e” milanesi accentate… ero emozionato, euforico… ma finsi un professionale distacco… anche se non sapevo assolutamente cosa avrei dovuto firmare al Palazzetto. Lo scoprii poco dopo, a Scapriano, quando Peppino De Dominicis, che sovrintendeva un po’ a tutta l’organizzazione, mi fece firmare, in nome e per conto del Corsera, la presa di possesso della mia postazione: un tavolino a bordo ring, con un telefono per dettare subito a Milano il “pezzo”. M’ero così calato nella parte, mi sentivo inviato, in una sorta di Las Vegas in minore tutta mia, che non vidi neanche di chi fossero le postazioni vicine alla mia. Me ne accorsi pochi minuti prima del primo gong: a sinistra c’era l’inviato della Gazzetta dello Sport, anche lui col suo telefono, a destra c’era un tavolo doppio, senza telefono ma con tre scherni… era Canale 5. Rino Tommasi entró accolto dagli applausi, quando si mise in postazione, prima di mettersi le cuffie mi chiese chi fossi, risposi con un filo di voce, e lui ironizzò sul fatto che l’inviato avesse perso l’aereo. Poi… ridivenne mito: per me, a venti centimetri da lui, una lezione di giornalismo dal vivo, non solo nella qualità del racconto, ma per la liturgia della sua cronaca, sublimata in quel suo “personalissimo cartellino”… che esisteva davvero. Ero affascinato, ma il bello doveva ancora venire. In cartellone, come dicevo, c’erano due mondiali: quello dei super piuma con Kamel Bou Alì contro Antonio Rivera e, soprattutto, quello dei supergallo, col forlivese Valerio Nati contro Kenny Mitchell… per me indimenticabile. Mentre i due pugili si affrontavano a centro ring, infatti, l’arbitro sospese l’incontro. Confesso: non avevo capito niente e, soprattutto, non avevo visto niente di strano. Il pubblico urlava, i Secondi nei due angoli sembravano impazziti, e fu a quel punto che sentii Rino Tommasi sentenziare “…secondo me c’è stata una testata irregolare… “ e poi, mettendomi una mano sulla spalla “…chiedo conforto al collega del Corriere della Sera… che mi conferma la testata irregolare…” io in realtà non sapevo cosa confermare, visto che non sapevo neanche cosa fosse una testata irregolare, ma annui per inerzia… non mi sarei mai permesso di contraddire Rino Tommasi. Andò bene: sia per noi, perché era davvero una testata irregolare, sia per Nati, che grazie alla squalifica di Mitchell divenne campione del Mondo. Rino Tommasi è morto ieri. Aveva 90 anni. Sul mio personalissimo cartellino, ieri era il 9 dicembre del 1989.
ANTONIO D'AMORE