Emendandoci dal commentare il giallo arbitrale occorso nei minuti di recupero, vogliamo parlare solo di calcio. Della partita persa dal Teramo, in casa, contro la Samb che, come nei peggiori presagi, festeggia al Bonolis l’addio al calcio dilettantistico.
Una gara dai due volti. Nel primo tempo, il Teramo avrebbe meritato ampiamente il vantaggio, se l’avesse messa dentro, se avesse avuto in organico punteros rapaci, se non avesse peccato di imprecisione. Nella ripresa, mister Palladini trova la chiave di volta, schierandosi a specchio. Per il Teramo, è notta fonda. La doppietta di Gaudalupi è una sentenza marziale, di quelle che sigillano una stagione intera.
In verità, il Teramo, al Bonolis, aveva già patito le sconfitte contro l’Aquila e contro il Chieti. Qualcosa vorrà pure significare. La squadra di Pomante è forte, fa dell’atletismo la sua prerogativa essenziale, produce molto, ma ha alcuni limiti sui quali intendiamo tornare, quasi in maniera ossessiva. In primis, durante tutta la stagione è mancato un realizzatore di livello. In seconda battuta, è mancato – nella linea difensiva – un leader, un giocatore di categoria superiore in grado non solo di difendere, ma anche di alimentare il gioco, di saltare la linea, di compattare i giocavi compagni di reparto.
Infine, è mancata un po’ di personalità che, secondo alcuni, si acquisisce con gli anni, secondo altri, forse i più esperti in dinamiche umane, è parte fisiologica ed atavica di ciascun individuo.
Perdere tre partite su tre, in casa, contro le squadre più forti del girone la dice lunga e non ha bisogno di ulteriori commenti.
Di certo, la Samb, ieri, l’abbiamo vista. Una buona squadra, nulla di più. Battibile, certamente, e non l’Armadainvencibledi Filippo II, re di Spagna. Chi dice il contrario si legga su transfermarkt la carriera dei calciatori che la compongono.
Per alcuni tifosi, ed è comprensibile, il bicchiere è mezzo vuoto. Per gli appassionati di calcio, il bicchiere è quasi pieno, considerato che i biancorossi hanno alimentato il pathos di un girone stanco, quasi fino alla fine. Ma non si dica che il Teramo partiva da matricola. Il Teramo, tra i dilettanti, non è mai e mai lo sarà una matricola.
Non sappiamo se la gara verrà ripetuta, in virtù del giallo arbitrale. Certamente, possiamo affermare che il Teramo, il campionato, avrebbe potuto vincerlo, con qualche sacrificio in più. Una chiosa sugli under. I campionati dilettantistici di serie D, ma anche di Eccellenza o Promozione, sono spesso determinati dal valore degli under in campo. Essi non devono solo poterci stare in campo, ma devono essere un valore aggiunto della squadra, quasi ad essere dei giocatori decisivi e di punta. Questa è la sfida più grande per il futuro del Teramo. Disporre di ragazzi 2007, 2008 e 2009 (e voi direte che non bisogna esagerare con gli infanti), in grado non tanto di non fare danni, ma in grado di essere come o più degli altri titolari. Perché se a 16 anni (2009) sei forte a giocare a calcio, sei forte e basta. E non ci si appelli al coraggio, che non conta nulla quando si gioca a pallone. Occorre saper scegliere, perché le giovani promesse, quelle vere, sono integre fisicamente, rendono molto, si impegnano di più, costano poco e possono rappresentare una fonte economica di entrata straordinaria.
I più dicono che la Samb avrebbe stravinto il campionato conseguendo anche un importante utile d’esercizio. Il solo Lonardo avrebbe portato nelle casse diverse centinaia di migliaia di euro. Un giocatore peraltro ceduto proprio mentre si lottava per la prima posizione. Il calcio sostenibile è l’unica via per la nostra città, a meno che, dalle ceneri, risorgano o spuntino mecenati dotati di incondizionata generosità.
Capitolo Notaresco. Ad un certo punto, eravamo sicuri che i vomanesi avrebbero evitato i play-out. Assodato che la formazione di Silva batta il Senigallia, nella prossima gara, poi sono attesi a Teramo ed ospitano il Chieti nell’ultima di campionato. Non sarà facile eludere la coda di stagione e il terno al lotto dei play out.
GIGIRRIVA