
“C’è chi si sveglia al mattino perché non vede l’ora di iniziare una nostra lezione.” È la frase che meglio racconta il significato del progetto “Abruzzo Esports”, nato all’interno del carcere di Castrogno di Teramo e capace di portare sport, formazione e speranza dove la libertà sembra più lontana.
Grazie all’iniziativa ideata da Gabriele Moretti e Pierpaolo D’Ambrosio, lo sport – reale e virtuale – diventa un percorso educativo e di reinserimento sociale. Non semplice svago, ma un metodo strutturato che unisce formazione teorica, attività sul campo e competizione digitale, con l’obiettivo di sviluppare valori e competenze: gioco di squadra, autocontrollo, disciplina e rispetto delle regole.
DALLA TEORIA AL CAMPO, FINO AL VIDEOGIOCO
Il percorso formativo si divide in tre fasi. La prima è teorica, con lezioni su regole, ruoli e dinamiche del calcio e degli eSport, integrate da moduli su preparazione mentale e alimentazione. Un team di psicologi specializzati accompagna i detenuti, aiutandoli a gestire emozioni e relazioni.
“Abbiamo realizzato un manuale interno, con slide e appunti, per seguire passo dopo passo la crescita dei partecipanti,” spiega Moretti.
Segue la fase pratica sul campo, dove i partecipanti si allenano e disputano partite in cui il fair play viene premiato con un cartellino verde, simbolo del rispetto e della collaborazione. Infine arriva il momento degli eSport, con tornei di calcio virtuale che diventano palestra di concentrazione e autocontrollo.
“Non è solo una questione di console o di punteggio – racconta Moretti – ma un’occasione per imparare a gestire le emozioni e la responsabilità verso i compagni.”
I punteggi delle tre fasi – test teorici, risultati sportivi e partite virtuali – vengono sommati per decretare il vincitore finale, valorizzando ogni aspetto del percorso educativo.
UN PROGETTO UNICO IN ITALIA E IN EUROPA
Il progetto è partito da Teramo grazie al sostegno della Fondazione Tercas, con il presidente Piero De Felice tra i primi a credere nell’iniziativa, e con la collaborazione della direttrice dell’Istituto penitenziario, Maria Lucia Avantaggiato, che ha favorito l’apertura del carcere a questa innovativa esperienza formativa.
“I feedback dei partecipanti sono stati sinceri e commoventi – racconta Moretti –. C’è chi con noi ha ritrovato un motivo per svegliarsi la mattina, imparare e condividere. Questo è il segnale che il nostro lavoro, e quello di psicologi e operatori, sta funzionando.”
DAL CARCERE ALLA SFIDA NAZIONALE
L’obiettivo ora è ampliare il progetto: dalle competizioni provinciali a quelle regionali, fino a una rete nazionale di tornei educativi. “La ‘e’ di eSport – spiega Moretti – non indica solo ‘elettronico’, ma anche etica, empatia, educazione e inclusione.”
Lo scorso novembre, la Fondazione Tercas ha ospitato una tavola rotonda per approfondire le potenzialità del progetto, con la partecipazione del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, del presidente della Federazione Italiana Scherma Luigi Mazzone, dell’ex medico della Nazionale Under 21 Carlo Tranquilli, di Michele Barbone (Comitato Promotore Esport Italia) e di Stefano Gobbi di “Sport e Salute”.
L’entusiasmo unanime dei presenti ha confermato la validità e la forza innovativa dell’iniziativa.
LO SPORT COME STRADA DI LIBERTÀ
In un contesto dove la speranza spesso è un concetto lontano, calcio e sport digitale hanno acceso una luce. Una luce fatta di impegno, fiducia e rinascita personale.
L’ambizione di Abruzzo Esports è chiara: rendere lo sport un ponte verso la libertà, dentro e fuori dal carcere, con progetti già in cantiere destinati anche alle scuole e ai centri giovanili.
Un modello di educazione che parte dal territorio teramano ma guarda lontano, dove il gioco diventa formazione e la competizione si trasforma in occasione di riscatto.

