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Quando parliamo di sport siamo sempre più abituati a considerarlo come una specie di spettacolo, in cui l’evento, a parte la valenza sportiva stessa,  viene affiancato da esposizione mediatica, attenta programmazione, supporto economico, studi di marketing e chi più ne ha più ne metta, spogliando spesso lo sport di quello che sono i suoi valori più intrinseci. Ma per fortuna non sempre è così, almeno nel caso del Volo Libero; già nel nome dell’attività  possiamo riscontrare i termini che indicano la “sopraelevazione” dalle umane beghe e la ”totale indipendenza” dai condizionamenti. Vi voglio brevemente raccontare la storia di Pierandrea Patrucco, un pilota di parapendio che, sulla soglia dei 60 anni, dopo essere stato tra i più importanti protagonisti della scena mondiale del volo libero, ha deciso di compiere un’impresa mai tentata prima da nessuno: unire idealmente l’Italia in un lungo volo in parapendio dal suo Piemonte alla Sicilia, ovviamente senza avvalersi di nessun motore. Come se non bastasse , non ha alcun supporto logistico a terra, se  non la collaborazione spontanea dei parapendisti  che incontra nei luoghi che sorvola. Oggi si trova a Teramo, sul decollo di Roiano di Campli, accompagnato dai ragazzi di “Correnti Ascensionali”, il club di volo libero locale, e decollerà alla volta del Gran Sasso, sperando in un buon vento, suo unico motore. Cercherà di percorrere più chilometri possibili, alla volta della Sicilia, che spera di raggiungere in una ventina di giorni e concludere così la sua” impresa”. Ma  a Pierandrea  questa definizione non piace… preferisce chiamarlo “il mio sogno”.

carginiClaudio Cargini