Con la fine dell’emergenza e delle misure restrittive nelle RSA ,un silenzio tombale si è sostituito ai proclami, alle grida “ Liberate gli anziani”.
Terminata l’emergenza non ci sono più eroi e antieroi.
Eppure esiste nel nostro territorio una realtà assistenziale che si è distinta per la tutela nel periodo della pandemia e che finalmente ha riaperto le porte ricreando quel continuum assistenziale che ci dovrebbe sempre essere tra famiglia e operatori: è la casa di riposo De Benedictis di Teramo.
Purtroppo la RSA rimane per il comune sentire un ospizio o come dicevano i seguaci di Basaglia, istituzioni totali dove l’immaginario sociale vede poveri vecchietti accuditi, male, da operatori incapaci e disumani. Tutto ciò dipende da pregiudizi antichi che vanno abbattuti.
In questi ultimi due anni ho conosciuto medici, infermieri, oss, animatori con elevate competenze , che accanto alle cure fisiche sanno dare affetto, amore, comprensione.
Durante le mie visite ho modo di vedere uomini e donne che non hanno un attimo di respiro per sopperire a tutte le incombenze ma che non fanno mancare una carezza, un sorriso, una parola di conforto. A tutti va il mio grazie per l’operato che svolgono ininterrottamente unendo competenza tecniche ed emotive.
La rivoluzione da attuare in questo momento è quella di intessere tra famiglia e operatori un nuovo dialogo improntato al rispetto, alla fiducia e al dialogo.
L’auspicio è che il PNRR dia un nuovo impulso a questa struttura , che si dia inizio ad una rivoluzione culturale che trasformi la RSA in spazio di incontro, di dialogo, di convivenza tra giovani e anziani, ciò cambierebbe la qualità della vita delle persone residenti e di chi vi lavora.
lettera firmata