Ho avuto l’onore (immagino sia un onore) di godere di una risposta da parte dell’associazione Demos. Pensare che, un’Associazione culturale che si batte “per la Cittadinanza attiva, la Partecipazione popolare, lo Sviluppo sostenibile”e che inalbera sulla carta intestata un frammento - a me caro - delle mura antiche del Palazzo pubblico di Siena, mi onora. Ma ci pensate? Gente che dovrebbe pensare solo a “Cittadinanza attiva, Partecipazione popolare e Sviluppo sostenibile” che trova tempo per rispondere a me?
Sono onorato.
Tanto.
E alla vigilia delle Virtù, per giunta.
Sono onorato.
Tantissimo.
Certo, la loro è una risposta che non ha senso, ma mi onora.
Certo, hanno sprecato tempo e parole per entrare in una questione che non li riguarda.
Ma mi onora.
Adesso spiego.
Nel mio articolo sui “The Raiolas bastian contrari professionisti di provincia” (leggilo qui) avevo scritto, tra l’altro
“Non paghi di essere l’uno fondatore e l’altro coordinatore dell’associazione Demos (quella che ha invitato il non vincitore di Sanremo a proporre idee per il teatro “greco” - ipse dixit - di Teramo) i Raiolas si sono lanciati in una nuova esperienza associativa. “
E Demos risponde, in doppia firma, visto che l’autorevole missiva è sottoscritta da Carlo Di Marco (Presidente Demos) e Maria Antonietta Adorante (Coordinatrice Tavolo tecnico del Sondaggio Deliberativo).
Già, ma che risponde?
Questo:
“...una nota testata on line di Teramo ha pubblicato un articolo in cui si fa riferimento a un incontro fra il Consigliere regionale Dino Pepe e vari esponenti dei comitati di quartiere e delle associazioni teramani svoltosi nei giorni passati.
La cosa ci lascerebbe del tutto indifferenti se non fosse che nel corpo dell’articolo è fatto espresso riferimento alla nostra Associazione e, con un cenno un po’ sprezzante, a un progetto che con il patrocinio del Comune da tempo stiamo portando avanti: il Sondaggio deliberativo sulla riqualificazione dell’area archeologica del Teatro romano. Tale progetto, al momento si trova nella sua fase preliminare e si sta svolgendo una serie di incontri pubblici con ospiti di grande prestigio. I resoconti di queste attività sono pubblici, visitati quotidianamente da decine di persone che ci seguono e si possono trovare sul sito www.associazionecuturaledemos.it.
Il giornalismo che prende di mira delle persone e spara, francamente, ci lascia un po’ perplessi e non lo seguiamo né lo interpelliamo, ma su questo articolo, tuttavia, qualcosa dovremmo pur dire a tutela della immagine di quasi un centinaio di soci che abbiamo l’onore di rappresentare in Demos. Al tavolo pubblicizzato con una foto nell’articolo in parola siedono persone che non aderiscono più all’Associazione Demos da molto tempo. Esse hanno fatto liberamente la scelta di abbandonare l’Associazione Demos e dedicarsi ad altro. Questo è per noi assolutamente legittimo e rientra nella sfera delle libertà personali di ciascuno. Cosa sia questo “altro”, francamente non lo sappiamo, ma non ci permettiamo nemmeno lontanamente di farne valutazione alcuna perché le persone sono libere di fare quello che vogliono. Chi invece è interessato a quel tavolo pubblicizzato con foto e cerca di raccontarne le vicende, per favore, tenga lontana da esse l’Associazione Demos che da nessuno dei partecipanti a quel tavolo è rappresentata e di quelle vicende non si occupa. Alle riunioni pubbliche del Tavolo tecnico del Sondaggio deliberativo di cui sopra è fatta menzione, ad oggi abbiamo invitato ed hanno partecipato (tutti lodando le nostre iniziative), personaggi di grande statura culturale: dall’Arch. Bellomo (che è presente quasi sempre) ai registi Silvio Araclio e Michele Conforti; dal musicista teramano Enrico Melozzi all’Arch. Nicola Di Battista; dal critico d’arte Bruno Corà e ad altri che arriveranno nei prossimi appuntamenti prima di chiudere questa prima fase. Tutti hanno dato un contributo di idee di grande prestigio. Orbene, sembra che fra i nostri ospiti ce ne sia stato uno che non è simpatico a quel tipo di giornalismo sopra menzionato, ci dispiace molto, ma la cosa non ci riguarda affatto. Ci teniamo a sottolineare, tuttavia, che noi sappiamo scegliere i nostri ospiti e li rispettiamo come persone e come professionisti”.
Confesso che, d’istinto, ogni volta che leggo questa lettera, il primo commento che mi sgorga rigoglioso dal profondo è: e sticazzi!
Perché spendere tante parole, solo per dire che loro se ne fregano di quello che fanno un ex fondatore e un ex coordinatore dell’associazione, non ha senso. Di Demos, ho scritto solo in relazione al passato dei “The Raiolas”, e del fatto che sull’onda della fraintesa euforia per la non vittoria di Sanremo abbiano chiamato il non vincitore a parlare del teatro “greco” di Teramo (ipse dixit, salvo tentare una penosa giustificazione a posteriori). Tutto qui, perché tanta necessità di rispondere? E perché, questa gloriosa associazione, che sottolinea sui Raiolas “... non ci permettiamo nemmeno lontanamente di farne valutazione alcuna perché le persone sono libere di fare quello che vogliono”, poi però critica “Il giornalismo che prende di mira delle persone e spara, francamente, ci lascia un po’ perplessi”... significa che a me non è concesso “fare quello che voglio”? Che io posso essere giudicato? Vero è che, la coordinatrice Adorante, ha già offerto pubblica prova, su facebook, della sua profondissima conoscenza delle regole deontologiche del giornalismo, ma stavolta la rinomata “Associazione culturale per la Cittadinanza attiva,la Partecipazione popolare, lo Sviluppo sostenibile” sembra andare oltre, larvatamente insinuando un giudizio sul mio articolo che, con quel richiamo alla perplessità, sembra intaccare l’articolo 21 della Costituzione.
Mi verrebbe da invitare Demos, e tutti i quasi cento soci che vuole tutelare, a riflettere sulla necessità di un sondaggio su un tema, quello della riqualificazione del teatro romano che a Teramo (è una mia convinzione) interessa quanto il rifacimento del porto canale di Pescara. E potrei argomentare... spiegare... dettagliare:.. poi però penso che no, in effetti... anche io sto sprecando tempo e parole, la risposta più giusta alla lettera di Demos resta la prima.
E sticazzi!
Adamoq