Più che un documento aziendale, il Piano industriale della TeAm sembra un libro.
Anzi: un librone, viste le quasi cinquecento pagine.
Un librone pieno di storie, di persone, di fatti, una grande opera epica sospesa tra verità e magia, tra sogno e fantasia.
Con qualche divagazione fantascientifica, tra dislocazioni spazio - temporali e dimensioni parallele.
E’ il distillato di un metaverso nel quale tutto funziona alla grande, la TeAm è una sorta di onnipresente “Acme” di fumettistica memoria, un’azienda che diventa sempre più florida mentre dai cassonetti spuntano cespugli di rose, ciclamini e margheritine vezzose.
Scusate, ho esagerato, mi so’ fatto prendere un po’ la mano dalla Primavera, ma solo per quello che riguarda i cassonetti in fiore, perché il resto, credetemi, è tutto vero.
Anche la fantasia.
Anzi: soprattutto la fantasia.
Andiamo a pagina 207: «…la Te.Am. Teramo Ambiente S.p.A. detiene una partecipazione pari al 50% del capitale sociale della Ecotedi scarl…», ovvero della società nata per gestire la raccolta dei rifiuti a Giulianova e della quale l’altro 50% è di proprietà della Diodoro Ecologia S.r.l, e immagino che a questo punto non vi sia sfuggito che Ecotedi sta per Ecologia TEam DIodoro.
Adesso penserete: dov’è la fantasia?
Non sarà mica questo banale acrononimo lo spunto fantastico…
No, tranquilli, il tratto metaversico della nostra storia non è in quell’acronimo, ma in un avverbio: “attualmente”.
Torniamo a pagina 207.
«… attualmente, per il complesso delle attività svolte, Ecotedi impiega circa 40 dipendenti diretti e i servizi erogati sono i seguenti: raccolta e trasporto rifiuti urbani, raccolta differenziata, anche dei rifiuti pericolosi, raccolta dei rifiuti ingombranti, dei RAEE, degli indumenti usati e degli scarti verdi, gestione del centro comunale di raccolta dei rifiuti urbani (ecocentro); spazzamento delle strade dell’intero territorio comunale… etc etc…».
“Attualmente”.
Così c’è scritto.
Significa adesso, oggi.
Invece, non è vero.
O meglio: è vero nel metaverso, non nella realtà.
Perché nella realtà, quella che ci saremmo aspettati di trovare nel librone da 500 pagine, la situazione è molto, ma molto diversa.
L’Ecotedi, infatti, è in scioglimento per liquidazione volontaria dal 1 gennaio di quest’anno.
Per essere più chiari: sta chiudendo.
E sta chiudendo perché, dopo una serie di “scontri” tra i soci, con la TeAm che non ha voluto approvare i bilanci del 2020 e del 2021, muovendo una serie di contestazioni (nel metaverso forse, perché di queste al momento non c’è traccia nel mondo reale…) la Diodoro ha deciso di mettere fine alla collaborazione, offrendosi di rilevare il 50% di proprietà della TeAm per 250mila euro.
Ma la TeAm ha detto no, anzi: ha detto che era un’offerta “non congrua” e ha deciso di “…nominare un esperto, al fine di avere un valore idoneo di cessione…”.
Mi piacerebbe sapere chi sia quest’esperto e, soprattutto, quanto ha pensato che valesse quella metà dell’Ecotedi, perché mentre lui faceva i conti, la Diodoro si faceva i suoi e presentava una proposta per la gestione di tutto il ciclo dei rifiuti di Giulianova.
Sapete come andata a finire?
Nella realtà, intendo, non nel metaverso… è andata a finire che la Diodoro ha vinto la gara e da qualche mese gestisce tutto a Giulianova, mentre la TeAm è rimasta con in mano il 50% di una società che non ha più niente da fare, tanto che la devono chiudere.
Anche il più giovane tra i miei cinquanta lettori (non è vero, siete molti di più, nell’ultimo articolo sulla TeAm, QUESTO, siete stati in migliaia) si starà facendo a questo punto una domanda, anzi due.
La prima: ma non sarebbe stato molto più vantaggioso per la TeAm cedere la sua quota e incassare 250mila euro, invece che ritrovarsi ora anche col peso di una ventina di mezzi parcheggiati a Giulianova, che giorno per giorno, diventano più vecchi?
La seconda: perché in un Piano Industriale che è andato in Consiglio Comunale il 30 marzo, si legge che “attualmente” la TeAm gestisce un servizio che non gestisce più da mesi?
Vabbè, se hanno considerato esistente un impianto che non c’è ancora, perché meravigliarsi se hanno considerato esistente anche un appalto che non c’è più?
In fondo, se un forno crematorio che non è mai stato costruito produce ricavi, ci sta anche che ogni mattina quaranta persone vadano a fare un lavoro che non esiste più.
Siamo nel metaverso, no?
Spazio e tempo si confondono, si mischiamo, un piano industriale pronto da mesi appare in campagna elettorale, i giorni si scambiamo… un po’ come i ruoli… se è vero che il liquidatore dell’Ecotedi nominato dalla TeAm del presidente Saccomandi è… Saccomandi.
Nessuna omonimia.
E’ lui.
Nominato da sé stesso?
Non so, chiedo… ma in fondo, anche questo è un dettaglio perduto nello spazio-tempo, visto che dal 31 marzo, ovvero dal giorno dopo il Consiglio del Piano Industriale, la TeAm cerca un liquidatore per l’Ecotedi.
Non si poteva fare prima?
Non si doveva fare prma?
Non si poteva fare subito?
Non si poteva fare subito?
No, nel metaverso no…
ADAMO