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Schermata_2023-04-17_alle_10.22.16.pngMi spiace dover tornare sull’argomento, ma visto che sono stati cancellati i miei commenti al post che la moglie di Massimo Speca ha scritto in risposta ad  un mio articolo (QUESTO), e che la campagna elettorale concede spazio anche ai rancori di politicanti di bassa lega e di sudditi del potere in cerca di visibilità, credo sia doveroso fare chiarezza, rispondendo al post pubblicato dalla signora...

WhatsApp_Image_2023-04-17_at_09.40.161.jpegSignora,
mi spiace che lei abbia letto nel mio articolo, e nei riferimenti a Massimo, un tentativo di strumentalizzare politicamente le parole di una “persona che non può difendersi” e, pur nel giusto rispetto che devo al suo dolore, non le concedo neanche di ipotizzare il fatto che io abbia “inventato storielle”.
Quelli che io racconto sono FATTI, e non fatti riferito, ma che appartengono ai MIEI RICORDI PERSONALI, visto che Massimo era MIO AMICO e passava con me ore, nella mia redazione, a chiacchierare.

Non solo di politica, gli amici parlano di tante cose.

A volte, però, ci riappropriavamo dei nostri ruoli, e allora lui tornava ad essere il capogruppo di un partito di maggioranza ed io il direttore di una testata giornalistica.

In quelle vesti, Massimo sentì il dovere di chiedermi scusa, quando Cipolletti mi chiamo “maiale”, perché Massimo aveva della politica, sono certo che lei lo sappia, quel sano rispetto che si deve alle arti nobili degli uomini e soffriva, anche più di me, nel vederla consumata nella barbarie attuale.

Come le dicevo ieri, nei post che lei - temo malconsigliata - ha voluto cancellare, conservo 73 screenshot riferibili a quella chat di maggioranza e ad altri colloqui politici di Massimo.
Me li mandava lui.
Sono sicuro che, se avrà modo di guardare nel telefonino di suo marito, li troverà nei whatsapp che mi inviava.

Li legga.
Capirà che nelle mie parole non c’è stata alcuna strumentalizzazione, che il giudizio che esprimeva suo marito su alcuni componenti della maggioranza (specie su un assessore che leggo tra i like del suo post e per la presenza del quale in Giunta Massimo aveva minacciato più volte la crisi di maggioranza), era il giudizio di un uomo che amava la politica e la sua città e che, proprio per questo, sapeva intuire le criticità di un’azione di governo.

No, no tema, non credo che pubblicherò quegli screenshot… perché sono miei e sono il ricordo di un amico che, e lo dico esattamente come lo dissi a lui sarebbe stato un grande Sindaco per questa città.

Nessuna strumentalizzazione.
Nessuna storiella inventata, e mi dispiace che lei l'abbia pensato o, peggio, che gliel'abbiano fatto pensare, temo suggerendole un'esternazione del tutto inappropriata.
Ripeto: il dolore non le concede di mettere in dubbio la mia correttezza.
Non comprendo neanche, da ultimo, il motivo del suo intervento.
Lei appartiene alla sfera privata di Massimo, io a quella pubblica.
Quello che ho raccontato non ha nulla di privato e, sul pubblico, non restituisce di Massimo un’immagine che meritasse questa sua manifestazione di disprezzo nei miei confronti. Io ho solo riferito fatti dei quali sono stato testimone e che, se crede, posso provare con documenti.

Volevo bene a Massimo, non l’avrei mai strumentalizzato.

Avrei compreso, invece, un suo sdegno, quello sì giustificato, per l’uso che ho sentito fare della figura politica di suo marito, da quello stesso Sindaco al quale Massimo aveva restituito le deleghe quale preannuncio di una più profonda spaccatura e contro il quale Massimo stava pensando di candidarsi a Sindaco.
E glielo dico con dispiacere, perché mi aveva chiesto - qualora avesse deciso - di aiutarlo nella comunicazione.
L’avrei fatto con molto piacere, perché su una cosa concordavamo totalmente: questa non è la Teramo che volevamo per i nostri figli.


Antonio D’Amore