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LAUDATO.jpgLa frase che mi piace di più è questa:

«…San Francesco D’Assisi, spogliatosi di tutto per sposare “Madonna povertà” e vivere a imitazione di Cristo, è tra i precursori della letteratura italiana col Cantico delle Creature; è il protagonista di uno dei più bei canti del Paradiso di Dante ed ha il merito di aver salvato il cattolicesimo della sua epoca dalla corruzione e dalla ricchezza, rifondando il legame tra Chiesa e classi povere»

Quanta cultura, si distilla in così poche righe.

Quanta fede, trasuda da quelle parole.
E quanta sentita condivisione della scelta che fece il poco più che ventenne Giovanni di Pietro di Bernardone, figlio della provenzale Pica de Bourlemont, e per questo soprannominato “il Francesco”, quando decise di votarsi ad una vita in povertà.

Quello che stona, appena un po’, ma poco poco, è che quella frase che ho citato in apertura, non è in un testo religioso dedicato al Santo di Assisi, ma in una delibera del Comune di Teramo (QUESTA) con la quale, su immancabile proposta dell’assessore Filipponi, proprio nel giorno dedicato al Santo, il 4 ottobre, la Giunta all’unanimità concede patrocinio e contributo di 10mila euro alla Parrocchia di San Francesco a San Nicolò.

Diecimila euro.
Di soldi nostri.

E siccome la devozione è troppo forte, pochi minuti dopo ecco che, con una delibera gemella dalla prima (QUESTA) altri 10 mila euro vanno ad un’altra festa di San Francesco, stavolta organizzata dal Comitato di frazione di Villa Vomano - Sardinara. 
Ventimila euro, per celebrare il “poverello” che sposò “Madonna povertà”.

E parliamo solo del contributo comunale, perché in realtà le due feste sono costate, in tutto, 42.500 euro.

Per celebrare la povertà… non si bada a spese.

Del resto, lo si legge anche nella delibera: «…la festa in onore di San Francesco D’Assisi è un’occasione preziosa per favorire nei fedeli la devozione al Santo ed un rinnovamento spirituale»... devozione e rinnovamento che di certo hanno trovato nutrimento anche nei momenti di maggiore intensità devozionale, come quello eternato da questa foto scattata durante la festa…




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Vabbè, non voglio fare il bacchettone, si sa che alle feste patronali c’è sempre anche un momento musicale. Un momento, non una specie di minifestival in più serate, col rincorrersi di artisti noti e meno noti, visti e meno visti.

Pensate che è venuto - novità assoluta per Teramo - addirittura Filippo Graziani, che ormai da queste parti suona una volta al mese.
Piacevole, certo, ma anche basta.

Gli altri artisti, invitati perché “…la immemore devozione verso San Francesco D’Assisi ha radici profonde nella cultura italiana e nell’Europa stessa”, sono stati Dj Matt, Onda supernova, Alla Bua. Molella e i Gemelli Diversi, con immancabile tripudio di selfie.
Torniamo alla “povertà” della festa.

Perché quella di questa doppia festa è anche, e vedrete quanto, una curiosa storia di soldi.
A cominciare proprio dal contributo del Comune, che in un anno è letteralmente raddoppiato.
La parrocchia di San Nicolò, infatti, per la festa del 2022 aveva ricevuto un contributo di 5mila euro (QUI LA DELIBERA), mentre su Villa Vomano la cosa si fa anche più curiosa, visto che l’anno scorso a chiedere il contributo non era Stato il Comitato di quest’anno, ma una parrocchia, alla quale il Comune aveva concesso 4mila e cento euro… benché si trattasse della Parrocchia di San Martino (QUI LA DELIBERA).
Confesso che il motivo per il quale la parrocchia di San Martino celebri San Francesco mi sfugge, ma tant’è.
Quest’anno niente parrocchia, ma un Comitato che si propone e prende 10mila euro.

Perché il doppio dell’anno scorso?

Perché, a fronte dei 9.100 euro spesi nel 2022, quest’anno la brigata gianguidica ha deciso di spenderne 20 mila?

E di partecipare col Sindaco alle conferenze stampa di presentazione delle feste parrocchiali?
Che sarà mai successo tra 2022 e 2023?

Qualche maligno direbbe che… si è votato e D’Alberto (come pure Filipponi) deve proprio a San Nicolò gran parte della sua riconferma, ma io non sono maligno, quindi non ci credo.

No, la verità è che «…San Francesco è il protagonista di uno dei più bei canti del Paradiso di Dante…» e quindi merita che la sua lode sia cantata.

Anche se a cantarla sono i Gemelli Diversi, gli Alla Bua e un manipolo di ragazze mezze nude…
in fondo, s’era “spogliato” anche il Santo, no?

Torniamo a “Madonna povertà”
Ho scritto, quale riga fa, che il costo complessivo è stato di 42.500 euro. Cioè, oltre ai 20mila del Comune, le due feste sono costate altri 22.500 euro.

E chi li ha messi?

Quelli di Villa Vomano, che sono 10 mila, vengono dai soci (6500 euro) e da altri enti e istituzioni (3500 euro) anche se l’istanza (QUESTA) presentata dal Comitato non li dettaglia, benché richiesto. Vabbè che, a volerla spulciare, l’istanza è talmente accurata, che tra le spese figurano 8mila euro per il service e una “modella”, ma Filipponi, che ha un intuito straordinario, è riuscito a capire - pensate - che quella “modella” in realtà era Molella, dj di fama nazionale, andando addirittura oltre le richieste degli organizzatori. 
Del resto è normale, no?, che un organizzatore presenti un programma e il Comune - che in teoria dovrebbe non sapere - ne approvi un altro...
Sulla festa di San Nicolò, invece, mi stupisce - e non poco - il fatto che la parrocchia abbia deciso di investire 10.500 euro di fondi propri, immagino frutto delle collette dei fedeli, per pagare una festa che, solo di musica, è costata 14mila euro. Immaginavo che i fondi delle parrocchie servissero per altro, ma evidentemente mi sbagliavo. L’istanza (QUESTA) però parla chiaro: la parrocchia di San Francesco ha investito nella festa 10.500 euro.
Sì, lo so che su social circolano le foto nelle quali tale Simone Di Ferdinando (cinque anni fa candidato non eletto del centrodestra e oggi devoto gianguidico) e che qui vediamo durante la festa patronale in compagnia di un altro personaggio tipicamente francescano

Schermata_2023-10-10_alle_14.47.11.png si vanta del successo della festa e, addirittura, ringrazia tutti quelli che hanno creduto in lui… ma la verità, carte alla mano, e le carte (e solo le carte) negli atti ufficiali contano, è che di questo “Comitato per la festa di San Francesco a San Nicolò”, non c’è traccia, mentre si dichiara ufficialmente che i 10.500 euro sono “fondi propri” di chi firma l’istanza, cioè Stefano De Rubeis, anzi: don Stefano, e quindi della parrocchia.
Ripeto, fossi un parrocchiano sannicolese, avrei preferito vedere quei soldi spesi in altro modo, ma non lo sono, quindi mi limito a registrare il selfie di rito del parroco coi Gemelli Diversi.
Del resto, se siamo tutti fratelli, lo sono anche i gemelli... e poi gli spetta almeno un selfie, visto che metà del cachet l’ha pagato lui.







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Per finire, mi resta un ultimo dubbio: perché i frati minori dei conventi di Madonna delle Grazie di Teramo e di Santa Maria dei Lumi a Civitella del Tronto non hanno organizzato nulla per la festa di San Francesco? 


Scusate, ho sbagliato la domanda, dimenticavo che loro sono… francescani.

Laudato sì, per sora festa…


ADAMO