Prima di rispondere all’elegante e raffinato commento del signor Melchiorre Ricci Vincenzo (com’egli si firma), ho cercato di capire chi fosse. Non conosco, ahimè, tutti i colti letterati che affollano le austere istituzioni culturali della nostra sgangherata Nazione, e confesso che del signor Melchiorre Ricci Vincenzo da Atri, mi era sfuggita l’esistenza.
Temendo che questa svista avesse reso i miei giorni più vuoti, ma anche desideroso di approfondire la mia conoscenza su un letterato dal così evidente talento, ho dunque chiesto chi fosse tal signor Melchiorre Ricci Vincenzo.
Ho chiesto all’Accademia della Crusca, avendo intuito in quel suo post una profonda conoscenza della lingua patria.
Ma non lo conoscono.
Ho chiesto all’Accademia dei Lincei, visto il profondo sapere che trasuda da quel post.
Ma non lo conoscono.
Ho chiesto, quindi, alla Deputazione Abruzzese di storia patria, perché ho immaginato che in quel suo post ci fosse la conoscenza del vissuto antico delle nostre genti.
Ma non lo conoscono.
Ho chiesto allora ai miei amici di Atri, sperando che almeno tra i vicoli dell’antico borgo qualcuno conservasse la memoria del valore di un cittadino di tale cultura.
Ma non lo conoscono.
Solo un mio amico anziano, con grande sforzo di memoria, mi racconta della sua scomparsa (non rimpianta) da un evento blues.
Amaro è il destino dei migliori!
Un così grande talento, non sfruttato dagli atriani!
Voglio riempire il vuoto, che costringe il Melchiorre Ricci Vincenzo a cercare tracce della sua stessa esistenza, ruggendo su una tastiera, con un contributo di conoscenza.
Nel suo invitarmi a “metterci la faccia”, in riposta al MIO FONDO SULLE ELEZIONI ATRIANE intuisco che la pur manifesta vivacità mentale non gli abbia consentito di associare ADAMO ad Antonio D’AMOre, cosa peraltro più che evidenziata decine di volte.
Rivelazione questa, signor Melchiorre Ricci Vincenzo, che dovrebbe consentirle già da sola di intuire quanto sia sbagliato e lontano dalla verità, quel suo riferimento al deretano di un giornalista che, da quasi quarant’anni, scrive sempre e solo onorando la verità. Motivo per il quale, mio colto lettore, ho subito un attentato incendiario dagli anarchici, minacce di morte dai fascisti e un atto vandalico violento dai “comunisti”. Sì, i “comunisti”, quelli che mi par di intuire, nelle acerbiane condivisioni sulla sua pagina, che siano portatori di un credo politico nel quale lei, signor Melchiorre Ricci Vincenzo, si riconosce.
Del resto, il post che mi ha dedicato è, a modo suo, esattamente una bandiera di quel sano pensiero politico che, sotto le insegne di un certo malinteso comunismo, associava le opinioni contrarie ad un elegante resort in Siberia.
Vede, signor Melchiorre Ricci Vincenzo, purtroppo per lei, per quelli come lei, per quelli che cercano in una vomitata social il riscatto da una vita avara di altre soddisfazioni, per quelli che credono che il proprio credo politico significhi essere dalla parte della regione, per quelli che credono davvero che insultare su facebook significhi essere “uomini”, esiste ancora qualcuno come me.
Qualcuno che non si spaventa di una minaccia social.
Che non si intimorisce per un insulto su Facebook.
Che non ha bisogno di metterci il culo, perché ci mette le palle.
ADAMO