Facciamo una riflessione insieme: se entri a Teramo dalla Cona, ti trovi davanti un’opera d’arte e la scritta “Città di Teramo”.
Se entri a Teramo dal Lotto Zero a Porta Romana, ti trovi davanti un’opera d’arte (la palla di Mastrodascio) e la scritta “Città di Teramo”.
Se entri a Teramo da viale Bovio, ti trovi davanti il nuovo Ipogeo, e la scritta “Città di Teramo”.
Se entri a Teramo dalla vecchia Statale 80 (da Villa Pavone, per intenderci) ti trovi davanti la rotonda fiorita di Cartecchio con la scritta “Città di Teramo”.
Ma se entri da via Po, cioè dalla Teramo - Mare, ti trovi davanti …un’opera …d’arte…i cordoli e la più inutile tra tutte le opere immaginabili e pensabili in una città, che vive in drammatico ritardo sulla ricostruzione pubblica: la Gianguidabile, la pista ciclabile che - qualunque cosa facciano da oggi in poi - resterà ad eterna firma dell’esperienza politica della gianguideria.
Il segno storico di un’epoca.
Il tratto distintivo di un percorso politico.
Inaugureranno (forse) il nuovo Teatro, e (forse) il nuovo mercato coperto, e (forse) il nuovo conservatorio, e (forse) un paio di scuole, ma la gente li ricorderà per questa fastidiosissima e - secondo me - del tutto inutile pista ciclabile.
Quanto la Gianguidabile sia, per Teramo, un’opera socialmente e culturalmente inappropriata, l’ho già scritto (QUI), oggi vorrei provare ad essere un po’ più “tecnico” e riflettere con voi su un paio di “dettagli”, e per la precisione: due larghezze. Problematiche.
PRIMA
LARGHEZZA
PROBLEMATICA
L’articolo 7 del decreto 557 del 30 novembre 1999, che disciplina le “…norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili”, recita: “Tenuto conto degli ingombri dei ciclisti e dei velocipedi, nonché dello spazio per l’equilibrio e di un opportuno franco laterale libero da ostacoli, la larghezza minima della corsia ciclabile, comprese le strisce di margine, è pari ad 1,50 m; tale larghezza è riducibile ad 1,25 m nel caso in cui si tratti di due corsie contigue, dello stesso od opposto senso di marcia, per una larghezza complessiva minima pari a 2,50 m”. Chiaro no? Un metro e mezzo se è “ad un senso”, due metri e mezzo se a “due sensi”. Quelle della Gianguidabile sono ad un senso: una sale e l’altra scende, quindi un metro e mezzo l’una. In casi eccezionale e - chiarisce il decreto - solo per una “limitatissima lunghezza”, può scendere ad un metro, ma deve essere un caso eccezionale.
Adesso guardate insieme a me il progetto:
Ci siamo, no?
La misura c’è… sia "lato cordolo", cioè al muraglione, sia lato opposto, dove addirittura si arriva ad un metro e 58.
Tutto regolare sulla carta… ma sulla strada?
Sono andato a misurare.
Questa mattina alle 4,40. metro alla mano, ho verificato.
Allora.
Larghezza lato cordolo:
il metro e cinquanta, come prevede il progetto, ma sul progetto non c'è il gradino del canale di scolo delle acque, che ovvianente non potrà essere livellato né chiuso, quindi il metro e cinquanta diventa in realtà un metro e dieci. A dimostrare il vero spazio utilizzabile, c'è anche la presenza dei tombini, che certo non possono essere considerati "ciclabili".
ma anche se questo, già da solo, potrebbe bastare per poter considerare la Gianguidabile l'ennesima vetrina di una malintesa "modernità", destinata in realtà a non essere utilizzata, se non dal qualche temerario ciclista, è sul lato opposto che trionfa la grandezza di questa opera.
Ricordate il progetto?
Addirittura 1,58 mt:
Eccolo:
Altro che un metro e cinquantotto, siamo abbondantemente sotto misura, arrivando appena ad un metro e quattro centimentri.
Si può fare? No, non si può fare... se non per pochissimi metri, ma qui si tratta di tutto il percorso fin qui realizzato.
E, per farvelo capire meglio, ve ne offro anche un video
SECONDA
LARGHEZZA
PROBLEMATICA
Questo è il progetto della pista ciclabile su ponte San Francesco.
Visto?
È chiaro, vero?
Due corsie per il traffico e due Gianguidabili laterali. Il problema è che la legge, questa birichina, impone per le strade percorse dai bus, una larghezza minima di 3,50 metri, che in due corsie diventano sette. Non sei, come nel progetto
Lo impone il Decreto Lunardi del 2001
Sette metri, non sei.
Quindi ne manca uno.
Quindi, di fatto su ponte San Francesco, cioè sul più importante punto di accesso e uscita dal terminal bus… i bus non potranno passare, perché si è deciso di restringere le carreggiate e realizzare due necessarie ciclabili, utili a favorire il passaggio dell’immensa folla di ciclisti teramani.
Eppure, per la gianguideria, tutto questo è futuro:_
Forse, pensandoci bene, è meglio che non ci sia scritto “Città di Teramo” all’imbocco di via Po…
Non facciamoci riconoscere…
ADAMO