Com’è che si usa dire?
“A Natale siamo tutti più buoni”?
E com’è che fa la canzone di quella pubblicità?
“A Natale puoi
Fare quello che non puoi fare mai…”.
Purtroppo, devo darvi una brutta notizia: non è vero!
Non è vero che a Natale siamo tutti più buoni, e non è vero che a Natale puoi.
Lo dimostra, con spietata evidenza, l’ultima riunione di Maggioranza della gianguideria, nel corso della quale, tra le pieghe di un dibattito dai toni politici che immagino altissimi, si è anche fatto accenno, per un attimo, alla “questione Speca”, cioè alla lettera inviata al Sindaco dalla madre dello scomparso consigliere comunale, nella quale, nel segno del rispetto della memoria del figlio, la signora Teresa scriveva: “…all’interno degli spazi Ca.Fè. il comune di Teramo ha dedicato una targa in memoria del mio Massimo, del consigliere Massimo Speca; tuttavia, la memoria e la valenza di questa targa non sono in linea con il tono che ormai ha preso lo spazio ex Carlo Febbo. Pertanto, ritengo sia giunto il momento di richiedere, ufficialmente, la rimozione della stessa in quanto, ormai, venuti meno i presupposti culturali e morali per cui il tutto fu concepito.Allo stesso tempo, chiedo che venga rimosso anche “Il Ritratto” raffigurante Massimo poggiato nella provvisoria sala consiliare sin dai giorni della sua triste dipartita. Quell’immagine non rappresenta Massimo, la sua essenza, e, mi perdonerà Signor Sindaco, neanche questa deriva politica lo avrebbe rappresentato...”.
È passato un mese esatto, da quando a quella lettera abbiamo aperto le nostre pagine (leggi qui)
La targa è ancora lì, sul muro della Ca.Fé.
Il ritratto è ancora lì, nel l’angolo più lontano dell’attuale sala consiliare.
Non è una svista, ma una scelta.
Ribadita proprio nell’ultima riunione di maggioranza, quando si è deciso che no, targa e ritratto non si toccano, perché sarebbe come ammettere un errore e la gianguideria, si sa, non sbaglia.
Non sbaglia mai.
E le parole di una madre, che chiede anche e soprattutto il rispetto del lascito politico del figlio, valgono meno della tronfia necessità dell’apparire.
E poi, la Casa di Babbo Natale con folletto Pigus sono certo in assoluta sintonia con la visione di Massimo Speca, che così la madre ricorda: “Nelle idee, che con orgoglio di madre definisco illuminate, di mio Figlio, questo spazio nasceva con lo spirito di creare, cito “Uno spazio deputato alla condivisione e alla costruzione del cittadino in senso globale, la somma di tutte le relazioni”, ossia un luogo in cui la comunità di riferimento costruisce relazioni, immette esperienze e, continuo a citare, “un’utenza trasversale per età, cultura e settore d’appartenenza”.”
Giova ricordare, che quella che la signora Teresa chiedeva, ovviamente, non è la chiusura della CaFè, ci mancherebbe, ma solo l’eliminazione di quella targa, che perpetua una “visione” che non esiste più: “… ritengo che questi eventi, assolutamente legittimi, affatto si addicano al nome di mio Figlio…”.
Eppure, sono ancora lì.
La targa è ancora lì, sul muro della Ca.Fé.
Il ritratto è ancora lì, nel l’angolo più lontano dell’attuale sala consiliare.
Non è una svista, ma una scelta.
Riconfermata, nell’ultima riunione di Maggioranza, nel segno di quella componente gianguidica sannicoloide, che ha fatto dell’ex Carlo Febbo un contenitore di tutto, da “La noche latina” alla Casa di Babbo Natale, da “Spaghetti Rochenroll” ad “Arrjva la Befana”.
Una quantità di eventi ed iniziative, tale da mettere in ombra le migliori Pro Loco e da far impallidire sagre anche prestigiose.
Una tale quantità di iniziative, che costringerà Babbo Natale a portare in dono una nomina da addetto stampa della CaFè, con relativo stipendio.
Perché la Gianguideria non dimentica gli amici .
Tranne Massimo Speca.
Onorato controvoglia
Mortificato da un ricordo sgradito alla famiglia.
“Se davvero aveste tenuto a cuore la memoria della figura di Massimo, avreste tentato di realizzare qualcuno di quei sogni. Ciò non è accaduto e non accadrà. Per questo, con le due rimozioni richieste, chiedo di riemettere il ricordo di mio figlio all’intimità di coloro che lo hanno seriamente stimato in vita, apprezzato ed amato”.
Com’è che fa quella canzone?
A Natale puoi
Fare quello che non puoi fare mai
Riprendere a pensare
Riprendere a sognare
Riprendere quel tempo
Che rincorrevi tanto..”
Buon Natale, Massimo…
ADAMO