Questo, non è un giallo, perché nei gialli c’è sempre una vittima chiara e un colpevole oscuro, mentre in questa storia il colpevole è chiarissimo.
Questo, non è un mistero, perché nei misteri c’é sempre qualcosa di arcano e di esoterica, mentre in questo caso è tutto semplice e palese.
Questo, è un paradosso… ecco sì, un paradosso vero, perfetto nella sua compiuta espressione.
Il paradosso della memoria e della dimenticanza.
Della memoria giusta e della dimenticanza ingiusta.
E della burocrazia mortificante, soprattutto.
Ieri, lo sapete, era la giornata della Memoria, la Sala di lettura della Biblioteca Delfico si è fatta salone d’onore, per ricordare le vittime dell’Olocausto e celebrare otto teramani deportati.
E questa è la parte giusta.
Quella ingiusta, è una sigla: CPI, che significa “Certificato Prevenzione Incendi”, che è “…un documento tecnico previsto alla legge italiana che certifica il rispetto della normativa prevenzione incendi, ossia certifica la sussistenza dei requisiti di sicurezza antincendio…”.
È obbligatorio, per le strutture aperte al pubblico.
Non facoltativo, ma obbligatorio.
Senza, non si potrebbero ospitare eventi, e chi non lo richiede rischia l’arresto
Ecco, il palazzo della Delfico… non ce l’ha.
È scaduto. Da più di un anno.
Ergo: non potrebbe né dovrebbe ospitare eventi pubblici, tanto più - e qui la cosa si fa paradossale - se a quegli eventi prendono parte anche tutti i rappresentanti di quelle istituzioni che, prima di ogni altro, dovrebbero rispettare le regole.
Invece, niente: quel certificato non c’è… il convegno sì.
Eppure c’era il Prefetto, che dovrebbe disporre la sospensione dell’attività, se manca il Cpi.
C’era la Regione, che dovrebbe richiedere il certificato, ma da 18 mesi non lo fa.
C’era la Provincia, che è proprietaria del Palazzo e che conferma la mancanza del certificato.
C’era il Comune, che dovrebbe spingere per il rispetto delle regole, vista anche la situazione delle sale conferenze in città.
C’era anche il comandante del Vigili del Fuoco, che dovrebbero rilasciarlo.
C'era la Procura.
C’erano tutti… ma non c’è il Cpi.
Che poi è uno dei motivi per i quali, da tempo, anche la sala polifunzionale, benché ristrutturata e addirittura re- inaugurata il 23 dicembre 2023 con benedizione vescovile, è ancora chiusa.
Eppure, alla città quella sala servirebbe tantissimo.
Siamo sicuri, noi per primi, che la Biblioteca sia in regola, e che non ci sia alcuna violazione, ma la nostra certezza non vale niente.
Serve il “Cpi”.
E serve subito.
Lo tengano a... memoria.
ADAMO